Goldman Sachs aggiorna le sue previsioni sulla politica monetaria globale, delineando un percorso di graduali riduzioni dei tassi da parte della Banca Centrale Europea e un approccio più prudente della Federal Reserve.
Goldman Sachs: la BCE taglierà i tassi all’1,75% entro luglio, la Fed più prudente
Secondo l’analisi della banca d’affari americana, la BCE proseguirà con tagli di 25 punti base fino a portare il tasso sui depositi all’1,75% entro luglio 2024. Tuttavia, se la crescita economica dovesse rivelarsi più debole delle attese, l’istituto centrale potrebbe essere costretto a intervenire con riduzioni più significative.
Le prospettive per l’Eurozona: crescita debole, ma niente recessione
L’economia dell’area euro continua a mostrare segnali di fragilità, con un tasso di crescita atteso dello 0,7% nel 2024. Secondo Goldman Sachs, questo dato riflette la persistenza di debolezze strutturali nel settore manifatturiero, le incertezze legate ai rapporti commerciali internazionali e il processo di consolidamento fiscale in atto in diversi Paesi.
Nonostante questi fattori di rallentamento, l’Eurozona potrebbe evitare una recessione grazie all’aumento dei redditi reali e alla resilienza delle economie dell’Europa meridionale. In particolare, Paesi come Spagna e Italia hanno dimostrato una maggiore tenuta rispetto ad altri Stati membri, sostenuti da una domanda interna più solida e da un mercato del lavoro relativamente stabile.
Dal punto di vista dell’inflazione, Goldman Sachs prevede che il tasso core – ovvero l’inflazione al netto di energia e alimentari – tornerà al 2% in modo sostenibile entro la fine del 2025. Il raffreddamento dell’inflazione nei servizi sarà un elemento chiave per raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, l’inflazione generale potrebbe rimanere leggermente sopra il target del 2% per l’intero anno, complice la volatilità dei prezzi delle materie prime e le dinamiche dei salari.
La politica monetaria della Fed: meno tagli e più cautela
Mentre la BCE si prepara a una serie di tagli ravvicinati, Goldman Sachs prevede un atteggiamento più prudente da parte della Federal Reserve. Secondo l’analisi della banca d’affari, la Fed ridurrà i tassi di 25 punti base a giugno 2025 e di altri 25 punti base a dicembre, per poi effettuare un ulteriore taglio nel giugno 2026.
L’approccio più graduale della banca centrale statunitense riflette la necessità di monitorare attentamente l’andamento dell’inflazione e l’evoluzione del mercato del lavoro. Negli ultimi mesi, l’economia americana ha mostrato una certa resilienza, con una domanda interna ancora solida e un mercato occupazionale che resta robusto. Tuttavia, il rallentamento dell’inflazione non è ancora del tutto consolidato e la Fed vuole evitare di muoversi troppo rapidamente, rischiando di alimentare nuove pressioni sui prezzi.
BCE e Fed a confronto: strategie diverse per contesti diversi
Le differenze nelle strategie delle due banche centrali riflettono le peculiarità dei rispettivi contesti economici. La BCE è costretta a fare i conti con una crescita più debole e con la necessità di sostenere l’attività economica attraverso una politica monetaria più espansiva. La Fed, invece, può permettersi di essere più cauta, in un’economia che, sebbene in fase di rallentamento, resta comunque più dinamica rispetto a quella europea.
Entrambe le istituzioni, comunque, restano vincolate al loro obiettivo primario: garantire la stabilità dei prezzi e mantenere l’inflazione sotto controllo. Il percorso dei prossimi mesi sarà determinato dall’evoluzione dei dati macroeconomici, con la possibilità di revisioni nelle strategie in base all’andamento della crescita e dell’inflazione.
In uno scenario globale in continua evoluzione, la gestione della politica monetaria si conferma una sfida complessa, con le banche centrali chiamate a bilanciare il sostegno all’economia con la necessità di preservare la stabilità finanziaria.