• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Trump tra guerra e potere: il tycoon prende tempo sull’Iran ma vince in tribunale per la Guardia Nazionale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump tra guerra e potere: il tycoon prende tempo sull’Iran ma vince in tribunale per la Guardia Nazionale
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che deciderà entro due settimane se autorizzare un attacco militare contro l’Iran, lasciando intendere che l’opzione resta sul tavolo ma non è imminente. “Non ci faremo trascinare in una missione incompiuta”, avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori. La prudenza del tycoon arriva mentre Israele intensifica le operazioni: l’IDF (Israel Defense Forces) ha lanciato nella notte raid su decine di obiettivi a Teheran, prendendo di mira in particolare infrastrutture industriali e siti legati alla produzione di armamenti. Intanto, il lancio di missili iraniani ha colpito la città israeliana di Beersheba, causando feriti e nuovi allarmi in più regioni del Paese.

Trump tra guerra e potere: il tycoon prende tempo sull’Iran ma vince in tribunale per la Guardia Nazionale

Le parole del leader supremo iraniano Khamenei non lasciano spazio a interpretazioni: l’eventuale coinvolgimento diretto degli Stati Uniti viene letto come “un segno di debolezza di Israele”. Dall’altro lato, il premier Benjamin Netanyahu risponde con un messaggio altrettanto radicale: “Stiamo cambiando il volto del mondo. Colpiremo tutti i siti nucleari”. Un vertice a Ginevra, convocato per oggi con la partecipazione di Iran, Francia, Germania, Regno Unito e Unione Europea, prova a tenere aperto uno spiraglio per la diplomazia. Ma l’escalation verbale e militare rende difficile qualsiasi margine di manovra immediato.

Il Cremlino mette in guardia: “Coinvolgimento Usa sarebbe pericoloso”


Anche Mosca entra nel dibattito, lanciando un chiaro avvertimento: un’eventuale azione militare americana nel Golfo potrebbe “innescare una catena di instabilità in tutta la regione mediorientale e nel mercato globale dell’energia”. Il Cremlino guarda con sospetto all’atteggiamento statunitense e torna a invocare una mediazione multilaterale, in cui gli equilibri tra potenze vengano rispettati. Sullo sfondo, resta la centralità strategica dello Stretto di Hormuz, nodo vitale per il traffico di petrolio e gas, che l’Iran potrebbe chiudere in caso di attacco.

Los Angeles, il tribunale federale dà ragione a Trump: sì alla Guardia Nazionale

Nel frattempo, negli Stati Uniti, Trump incassa una significativa vittoria in ambito domestico. La Corte d’appello ha stabilito che il presidente ha il potere di dispiegare la Guardia Nazionale a Los Angeles anche senza il consenso del governatore della California, Gavin Newsom. Una sentenza che consolida l’autorità federale in materia di ordine pubblico e che potrebbe costituire un precedente per altri stati. “È una grande vittoria”, ha dichiarato Trump, sottolineando come la decisione permetta di intervenire con rapidità in caso di sommosse, disordini o crisi umanitarie.

Un presidente tra prudenza militare e pugno di ferro interno

L’apparente contrasto tra l’atteggiamento cauto verso l’Iran e la fermezza mostrata nella gestione interna riflette la strategia di Trump in vista delle prossime settimane: mantenere un profilo da leader responsabile sulla scena internazionale, ma rafforzare la sua immagine di comandante in patria. Il momento è delicato. Da un lato l’America osserva il Medio Oriente per evitare un conflitto diretto e costoso; dall’altro prepara il terreno per un eventuale intervento, in un contesto in cui la politica estera torna a essere strumento di legittimazione elettorale.

L’incognita elettorale e l’equilibrio tra guerra e diritto

Con la campagna elettorale che inizia a scaldarsi, ogni mossa viene pesata anche in funzione del consenso. La vittoria giudiziaria sul dispiegamento della Guardia Nazionale rafforza Trump presso l’elettorato conservatore e rafforza la retorica del “law and order”. Ma il bivio iraniano è ben più complesso: un intervento mal gestito potrebbe rivelarsi un boomerang. E se l’Iran dovesse colpire obiettivi americani o alleati, la pressione per un’azione militare aumenterebbe. In gioco non c’è solo il ruolo globale degli Stati Uniti, ma anche la tenuta dell’ordine internazionale in un’epoca segnata da conflitti a geometria variabile.
Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720