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Cremlino: “Se viene ucciso Khamenei si apre vaso di Pandora”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cremlino: “Se viene ucciso Khamenei si apre vaso di Pandora”
Le tensioni tra Iran e Israele continuano a infiammare il panorama geopolitico internazionale, con un nuovo e pericoloso picco di escalation che arriva direttamente da Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che “l’uccisione della Guida Suprema iraniana Ali Khamenei aprirebbe un vaso di Pandora”, avvertendo così il mondo intero delle potenziali conseguenze catastrofiche che deriverebbero da un tale scenario. L’uso di un’espressione così evocativa da parte di uno dei massimi rappresentanti del potere russo evidenzia la gravità con cui il Cremlino percepisce la situazione in Medio Oriente, già segnata da un conflitto aperto tra Israele e Iran, che rischia di estendersi oltre i confini regionali.

Cremlino: “Se viene ucciso Khamenei si apre vaso di Pandora”

Il dramma si consuma nel sud di Israele, dove un missile balistico lanciato dall’Iran ha superato il sistema di difesa Iron Dome, provocando devastazioni significative a Beer Sheva. Secondo fonti ufficiali israeliane, il razzo ha ferito sette persone e ha colpito diversi obiettivi strategici, tra cui un data center di proprietà di Microsoft. La scelta del target, una delle infrastrutture simbolo della tecnologia occidentale, non appare casuale: un messaggio diretto, mirato a colpire il cuore digitale del nemico e a generare panico in un momento già delicato. Le immagini diffuse mostrano crateri, macerie e il panico tra la popolazione civile, mentre le autorità israeliane valutano le prossime contromosse.

La risposta di Khamenei e il rifiuto di negoziati con gli USA

La reazione del leader iraniano non si è fatta attendere. Attraverso un post sulla piattaforma X, Ali Khamenei ha affermato: “Stiamo punendo il nemico sionista”, rivendicando con fierezza l’attacco e sottolineando la determinazione del regime iraniano a continuare sulla linea della vendetta e della contrapposizione. Non solo: a Ginevra, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha escluso ogni possibilità di negoziato con gli Stati Uniti, finché continueranno gli attacchi israeliani. Il vertice con i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania, previsto inizialmente per ridurre la tensione, si è trasformato in un teatro di accuse incrociate, con Teheran che rivendica il diritto alla difesa e all’autonomia strategica. Le posizioni si irrigidiscono, mentre l’Europa osserva con crescente preoccupazione.

La reazione dei mercati e l’effetto Trump

In parallelo agli eventi sul campo, anche i mercati internazionali registrano le scosse dell’instabilità geopolitica. In particolare, il prezzo del petrolio è sceso leggermente dopo che il presidente Trump ha deciso di rinviare la decisione su un possibile attacco all’Iran. La mossa è stata interpretata dagli analisti come un segnale di prudenza, o forse come una strategia elettorale in vista delle prossime scadenze politiche interne agli Stati Uniti. Tuttavia, il rinvio non basta a rassicurare gli investitori, che restano timorosi di una nuova guerra su larga scala in Medio Oriente, capace di far esplodere i costi dell’energia e minacciare la stabilità economica globale.

La posizione della Russia tra alleanze e minacce

La Russia, storicamente alleata dell’Iran e sempre più contrapposta alle posizioni dell’Occidente, si erge come un attore centrale in questo nuovo atto della crisi. La dichiarazione di Peskov, al di là del tono minaccioso, riflette il timore russo di un allargamento incontrollato del conflitto. Mosca sa bene che l’eliminazione di Khamenei, figura cardine del sistema teocratico iraniano, potrebbe generare un vuoto di potere destabilizzante, spingere i Guardiani della Rivoluzione a intensificare la reazione militare e coinvolgere nuove potenze regionali e internazionali. Allo stesso tempo, la Russia punta a difendere i propri interessi economici e strategici nell’area, a partire dal controllo delle rotte energetiche e dal sostegno alle forze ostili all’egemonia statunitense.

Ginevra: diplomazia in stallo, Europa in cerca di mediazione


Il vertice a Ginevra si sta rivelando una prova difficile per la diplomazia europea. Francia, Germania e Regno Unito cercano di mantenere aperti i canali con Teheran, pur condannando ogni atto di aggressione. L’assenza di Washington al tavolo appare sempre più problematica: se da un lato consente all’Europa di proporsi come interlocutore neutrale, dall’altro limita la possibilità di una trattativa realmente efficace. L’Iran, da parte sua, ribadisce la propria indisponibilità al dialogo finché Israele non cesserà le ostilità. In questo contesto, l’Unione europea rischia di trovarsi in una posizione marginale, ostaggio di dinamiche globali che non riesce a governare. La possibilità di una tregua sembra sempre più remota, mentre tutto il mondo è con il fiato sospeso.
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