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A che punto siamo nella gestione sostenibile e circolare della risorsa acqua

- di: Benedetta Brioschi, Partner e Project Leader della Community Valore Acqua per l’Italia e Nicolò Serpella, Professional e Project Coordinator della Community Valore Acqua per l’Italia, TEHA Group
 
A che punto siamo nella gestione sostenibile e circolare della risorsa acqua

L’acqua è un elemento essenziale per la sopravvivenza del Pianeta e delle società umane.
Nel suo ciclo continuo, l’acqua connette una moltitudine di settori economici, strategici per la sussistenza del Paese. La Community Valore Acqua ha mappato e ricostruito per la prima volta il valore della filiera estesa dell’acqua in Italia: nel 2023 l’acqua è stata l’elemento abilitante per la generazione di 383 miliardi di Euro di Valore Aggiunto in Italia. Senza la risorsa acqua il 20% del PIL italiano non potrebbe essere generato (+1 p.p. rispetto al 2022).

Tuttavia, il riscaldamento globale sta alterando il ciclo dell’acqua in modo sempre più evidente, influenzando la distribuzione delle precipitazioni e la disponibilità di risorse idriche. Questo sta portando a un aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni estremi come siccità e alluvioni, con conseguenze drammatiche per la biodiversità, la sicurezza alimentare e la stabilità economica e sociale globale.
In questo contesto, per garantire la resilienza, non solo del settore idrico, ma del Paese nel suo complesso, una gestione sostenibile ed efficiente della risorsa idrica risulta più che mai necessaria.

Fin dalla sua prima edizione la Community Valore Acqua per l’Italia ha avviato un Osservatorio sulla gestione efficiente e sostenibile della risorsa idrica in Italia e ha sviluppato uno strumento statistico e sintetico in grado di offrire una visione d’insieme sul grado di sostenibilità ed efficienza della gestione della risorsa idrica nel Paese e facilitarne il confronto con le altre realtà europee: l’Indice “Valore Acqua Verso lo Sviluppo Sostenibile”.

Le analisi condotte dall’Osservatorio nel 2025 mostrano una fotografia della gestione nazionale della risorsa idrica ancora “a luci e ombre”: l’Italia si posiziona come 18° Paese in Unione Europea nell’indice “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile 2025”, registrando un miglioramento di 3 posizioni rispetto all’indice «Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile 2024-Adjusted», ma lasciando emergere la necessità di ampio miglioramento. (Figura 1).

In primo luogo, in Italia persistono modelli di sfruttamento e consumo della risorsa idrica poco sostenibili. L’Italia è infatti un Paese fortemente idrovoro: 3° in Europa per consumo domestico di acqua potabile (62 m3 pro capite all’anno vs. 35 m3 media europea) e 1° per consumi idrici complessivi annui, con 130 miliardi di m3 consumati nel solo 2023. Ad aggravare questa condizione, i cittadini italiani dimostrano scarsa consapevolezza dei propri consumi: oltre il 93% non è in grado di quantificare il proprio consumo idrico o lo sottostima gravemente.

Inoltre, trovandosi al centro del Mediterraneo, vero e proprio hotspot del riscaldamento globale, l’Italia è particolarmente esposta al cambiamento climatico. Nel 2024, anno in cui per la prima volta le temperature medie globali hanno superato la soglia di +1,5°C rispetto all’epoca preindustriale, il Paese ha registrato una temperatura di +2,95°C rispetto allo stesso periodo. Questi cambiamenti del clima stanno aggravando lo stress idrico: nel 2023 l’Italia è stata tra i Paesi europei più colpiti, con un indice di criticità pari a 3,5 su 5, superato solo da Belgio, Grecia e Spagna. La scarsità d’acqua ha anche un impatto diretto sull’economia: nel 2023 l’Italia è stata il 3° Paese in UE-27+UK per perdite economiche legate al cambiamento climatico, con un costo di 267 Euro pro capite, 63 Euro superiore alla media europea di 204 Euro pro capite. (Figura 2)


Un’ulteriore sfida per il Paese è la salvaguardia della relazione tra acqua e salute. Infatti, in Italia, solo il 70% delle acque reflue domestiche è trattato in modo sicuro, rispetto alla media europea del 79%. Un dato che posiziona il Paese al 22° posto in UE. Ogni anno i m3 di acque reflue che confluiscono nei depuratori sono 6,7 miliardi: un trattamento efficace, oltre a tutelare la salute dei cittadini, permetterebbe una nuova vita alla risorsa, fattore altamente rilevante in un contesto di risorsa sempre più scarsa.
Non ci sono però solo cattive notizie. Dalle analisi della VI edizione della Community Valore Acqua, emergono anche diversi fattori distintivi della filiera dell’acqua del Paese.

Nonostante le criticità legate alla depurazione, l’Italia gode di un’elevata qualità dell’acqua di rete, con l’85% della risorsa idrica prelevata che proviene da falde sotterranee naturalmente protette (vs. media europea pari al 62%), e, secondo le recenti ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità, quasi tutte le Regioni italiane hanno un tasso di conformità della qualità dell’acqua prossimo al 100%.
L’Italia vanta anche un buon livello di competenze tecnologiche, con 1.723 citazioni annue per pubblicazioni legate all’acqua (vs. media europea di 577) e 79 richieste di brevetti per tecnologie legate all’acqua nel 2024 (vs. media europea di 32), dati che la posizionano, rispettivamente, 2° e 3° Paese in Europa.

Nel contesto attuale le tecnologie legate all’acqua assumono un ruolo fondamentale nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico: la transizione circolare e digitale della filiera idrica è infatti necessaria per garantire un futuro sostenibile per il Paese.
Secondo i dati di Global Water Intelligence, in Italia il 16,1% degli investimenti dei gestori industriali nel settore idrico è destinato a tecnologie per l’innovazione e la circolarità, un valore inferiore di -1,7 p.p. rispetto alla media UE-27, che si attesta al 17,8%. Entro la fine del decennio, la quota di investimenti in tecnologie in Italia è prevista aumentare fino a raggiungere il 19%, registrando una crescita circa 3 volte superiore alla media dell’UE-27. Le categorie su cui sono concentrati gli investimenti dei gestori industriali del Servizio Idrico Integrato sono le tecnologie per il riuso e riciclo delle acque reflue (31,7%) e la digitalizzazione per la riduzione delle perdite (20,5%), che complessivamente cumulano circa la metà del volume complessivo degli investimenti. (Figura 3).

Fin dal 2019 la Community Valore Acqua per l’Italia aspira a vedere il Paese risalire fino al 7° posto nell’Indice Valore Acqua Verso lo Sviluppo Sostenibile entro il 2035. Per raggiungere questo obiettivo sfidante è necessario un cambio di passo collettivo, che parta dalla diffusione di una nuova cultura dell’acqua e dal potenziamento gli investimenti.

Ad oggi, infatti, nonostante una crescita media annua del +7,4% nell’ultimo decennio, che ha attestato gli investimenti privati dei gestori industriali nel Servizio Idrico Integrato a 72 Euro pro capite nel 2024 (quasi il doppio dei 38 Euro pro capite del 2015), la media degli investimenti dell’ultimo quinquennio si limita a 62 Euro pro capite, un valore molto al di sotto della media UE-27+UK (83 Euro pro capite). A questo ritmo serviranno altri 2 anni per raggiungere la media UE-27+UK e 6 anni per raggiungere la media di Francia, Germania e Regno Unito, assumendo che non ci siano miglioramenti negli altri Paesi.

Per quanto riguarda la diffusione di una nuova cultura dell’acqua, la Community si è impegnata attivamente, partendo dalle nuove generazioni. Dal 2023 porta avanti un progetto pilota nelle scuole italiane, che ha già coinvolto oltre 5.000 studenti su tutto il territorio nazionale e si è rivelato efficace per migliorare la consapevolezza degli studenti circa il valore della risorsa idrica. Infatti, la Community ha somministrato agli studenti un “Audit Idrico” per testare la loro conoscenza in diversi ambiti legati all’acqua sia prima che in seguito ad un momento di formazione e il tasso di risposte corrette è aumentato in media di 5 punti percentuali post education.

In conclusione, le principali evidenze della sesta edizione della Community Valore Acqua per l’Italia rimarcano come sia necessario definire un intervento di natura sistemica a livello nazionale, in grado di mettere a fattor comune i contributi di tutti gli attori della filiera estesa dell’acqua, al fine di costruire insieme una filiera idrica più resiliente, innovativa e sostenibile, in grado di affrontare con visione e responsabilità le sfide climatiche e sociali del nostro tempo.

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