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Trump e la nuova dottrina imperiale: da “America First” a “America More”

- di: Bruno Coletta
 
Trump e la nuova dottrina imperiale: da “America First” a “America More”
Dall’isolazionismo alla politica delle annessioni: la visione globale del presidente USA scuote la comunità internazionale.

Una svolta radicale nella politica estera
Dopo aver costruito la sua prima presidenza sul principio di “America First”, Donald Trump sembra ora orientato a una strategia di espansione senza precedenti. Il secondo mandato del tycoon si sta trasformando in un progetto di dominio territoriale, con proposte che vanno dall’assunzione del controllo della Striscia di Gaza alla riannessione del Canale di Panama, fino all’acquisizione della Groenlandia e persino all’ipotesi di trasformare il Canada nel 51° stato degli Stati Uniti.
Si tratta di un cambio di rotta radicale rispetto alla sua campagna elettorale, in cui aveva promesso di evitare coinvolgimenti in conflitti esteri e di porre fine alle “guerre senza fine”. Ora, invece, le sue dichiarazioni indicano una tendenza imperialista che sta destando allarme tra gli alleati internazionali e persino tra alcuni repubblicani.

Il piano per Gaza: un resort sul Mediterraneo
L’uscita più controversa di Trump riguarda la Striscia di Gaza. Durante una conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente americano ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero assumere il controllo dell’area e trasformarla in una destinazione turistica di lusso.
Gaza ha un incredibile potenziale. Potremmo costruire una magnifica Riviera del Medio Oriente, con resort, hotel e casinò” ha affermato Trump.
Il piano prevede lo sfollamento di circa 1,8 milioni di palestinesi verso paesi vicini, una proposta che ha scatenato forti critiche a livello internazionale. Il senatore democratico Chris Murphy ha definito l’ideairrealistica e moralmente riprovevole”. Anche le Nazioni Unite hanno condannato il progetto, sottolineando che la deportazione forzata di popolazioni civili rappresenta una violazione del diritto internazionale.

Groenlandia e Panama: Trump ci riprova
Oltre alla questione mediorientale, il presidente ha riportato in auge il vecchio sogno di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, una proposta già avanzata e respinta nel 2019. Stavolta, però, Trump ha usato toni ancora più diretti:
La Groenlandia è essenziale per la nostra sicurezza nazionale. Non è logico che appartenga alla Danimarca”, ha dichiarato.
Anche il Canale di Panama è tornato nel mirino di Washington. Il presidente ha lamentato le tariffe elevate imposte agli Stati Uniti e ha minacciato azioni drastiche per riprenderne il controllo. “Non escludo nulla, potremmo dover agire” ha detto, lasciando intendere che l’uso della forza militare sia una possibilità concreta.

La provocazione al Canada: annessione o guerra commerciale?
Trump ha recentemente attaccato il Canada, accusando il governo di Justin Trudeau di non controllare adeguatamente il traffico di droga e i flussi migratori verso gli Stati Uniti. La sua risposta è stata una proposta di tariffa del 25% su tutti i prodotti canadesi, una mossa che ha immediatamente innescato tensioni economiche.
Il presidente ha poi scherzato – o forse no – sulla possibilità di annettere il Canada, suggerendo che Trudeau potrebbe diventare “il governatore del Grande Stato del Canada”. La reazione di Ottawa è stata dura: il governo canadese ha minacciato ritorsioni commerciali e la riduzione delle forniture energetiche agli Stati Uniti.

L’opinione pubblica americana è scettica
Questa nuova strategia di espansione territoriale non sembra convincere l’elettorato. Secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, solo il 16% degli americani approva l’idea di premere sulla Danimarca per acquistare la Groenlandia, mentre il 29% supporta la ripresa del controllo sul Canale di Panama. Appena il 9% è favorevole all’uso della forza militare per assicurarsi nuovi territori. Anche tra i repubblicani, il consenso è basso: solo il 15% approva l’uso della forza per l’espansione americana.

Un futuro incerto
La nuova dottrina Trumpiana sembra destinata a scuotere l’ordine mondiale e a mettere alla prova le alleanze storiche degli Stati Uniti. Il rischio politico è alto, e molti analisti vedono in queste mosse un tentativo di distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni dell’amministrazione.
L’espansionismo non era un punto cardine della campagna elettorale di Trump, e il suo repentino cambiamento di rotta potrebbe ritorcersi contro di lui. Resta da vedere se queste dichiarazioni siano reali intenzioni o solo una strategia per negoziare da una posizione di forza. Quello che è certo è che il mondo sta osservando con attenzione i prossimi passi della Casa Bianca.

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