È la famosa frase che il capo dei Galli, Brenno, pronunciò, gettando sulla bilancia, che pesava il tributo che i romani erano costretti a pagare per aver perso la guerra, la sua pesante spada. Il gesto per significare che le condizioni di resa le dettano i vincitori sulla sola base del diritto del più forte.
Esattamente quello che sta succedendo in Ucraina: ancora poco e il 24 febbraio passerà alla storia come il giorno in cui Zelensky e l’Ucraina hanno dichiarato guerra alla Russia, almeno secondo Trump, legittimando così Putin come vittima da proteggere se non addirittura da risarcire.
L’ho già scritto, la strategia politica di Trump è “business as usual”, gli affari sono affari, tutto il resto è noia per dirla con Califano. Putin che è si un carnefice, ma non scemo, l’ha capito da tempo e, come se niente fosse, si è affrettato ad offrire a Trump lo sfruttamento delle terre rare nel Donbass occupato dalle sue truppe. Gli ucraini finiranno per essere cornuti e mazziati, non solo perderanno la guerra ma dovranno anche risarcire l’invasore russo e gli “alleati” americani.
L’Europa, more solito, cerca un “appeasement”, perché solo quello ha fatto e continua a fare negli ultimi 80 anni. Ci siamo crogiolati nel nostro benessere e grazie alla Merkel abbiamo affidato a Putin il nostro sviluppo, comprando energia a basso costo senza preoccuparci del domani, abbiamo dato ascolto a tutte le più strampalate teorie ecologiche, mentre il resto del mondo continuava tranquillamente a produrre energia dal fossile e a inquinare senza pensiero. Le grida di allarme lanciate da Draghi di fare qualcosa subito hanno strappato applausi al parlamento europeo, ma tutto è continuato come prima.
La nostra Presidente del Consiglio, in preda ad un raptus di megalomania forsennata, ha pensato di svolgere un ruolo, incontrando a cena Trump e facendo le moine al suo ego smisurato, mentre lui votava insieme ai russi una risoluzione Onu in cui veniva semplicemente cassata la parola “invasione” dell’Ucraina.
Al momento l’unico europeo che ha avuto il coraggio e la fermezza di dire la verità su quello che sta accadendo è stato il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, in dieci righe ufficiali, ha così riassunto lo stato dell’arte: “A tre anni dalla brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, vanno ribadite vicinanza e solidarietà alla coraggiosa resistenza ucraina a difesa della propria indipendenza e della libertà delle sue scelte nazionali. La violazione delle più basilari norme di convivenza internazionale, le centinaia di migliaia di vittime, anche tra la popolazione civile, la devastazione volutamente perseguita delle infrastrutture ucraine sollecitano la ricerca di rapido avvio di colloqui affinché le due parti pervengano alla definizione di una pace giusta, garantita da efficaci misure di sicurezza che la rendano effettiva e definitiva”.
(foto: Trump e Putin nel loro incontro nel 2019)