La nostra biblioteca - I.J. Singer - La famiglia Karnowski - I dilemmi sull'ebraismo e la profezia del, purtroppo, meno famoso dei Singer

- di: Diego Minuti
 
Chiamarsi Singer, fratello di un futuro premio Nobel, Isaac, e di una sorella anch'essa ottima scrittrice, può essere uno stigma da cui è difficile affrancarsi. E' stato forse questo il destino di Israel Joshua Singer, nato in Polonia, nel 1983, e morto ad appena 51 anni, a New York. Un tempo lo si sarebbe definito scrittore finissimo, acuto e insieme dolente. Uno scrittore che della sua radice ebraica ha fatto uno scudo nei confronti di un mondo nel quale, ben presto, aveva smesso di identificarsi, vedendolo allontanarsi dal modello che si era costruito.

La nostra biblioteca - I.J. Singer - La famiglia Karnowski

Scrittore a suo modo prolifico, I.J.Singer ha sempre messo l'universo ebraico al centro del suo mondo e uno dei suoi romanzi più significativi, ''La famiglia Karnovski'' (Adelphi - pag. 498 - 12 euro) ripercorre lo stesso cammino di altri - come ''I fratelli Ashkenazi'' - in cui il racconto si dipana seguendo le dinamiche che segnano l'avvicendarsi di generazioni e come questo processo incida sulla saldezza delle tradizioni. Tre generazioni della famiglia Karnovski che, partendo dal 1860 (e fisicamente da un nucleo ebraico nella Galizia polacca) , percorrono una strada che sembra essere combattuta tra la curiosità verso il mondo esterno allo shtetl e la consapevolezza che questo processo allenterà le radici con la propria cultura.

Un mondo che se tende a racchiudersi nelle proprie radici, cerca anche di confrontarsi con gli altri. Come quando il capostipite David decide di lasciare il rassicurante ''bozzolo'' che gli garantiva lo shtetl per trasferirsi a Berlino, affrontando la sfida con una cultura diversa, ricca di quelle pulsioni che la Galizia non poteva certo offrigli, non perché chi lo conosceva non ne riconoscesse l'erudizione, ma per la necessità di affrontare nuove sfide. Ma la capitale tedesca, come la cultura germanica, sono per David come una tela di ragno che, lentamente, lo avviluppa impedendogli di muoversi verso quella conoscenza cui aspirava. Come in un libro in cui una pagina può stravolgere da sola il senso delle precedenti, il figlio di David, Georg, pienamente inserito nella disincantata Berlino di inizio secolo, gira le spalle alle tradizioni e all'ebraismo e, parallelamente alla sua scalata sociale, taglia ogni radice con il suo passato e con il padre, decidendo di sposare una gentile. Un ulteriore passo verso la denuncia dei valori familiari che, ormai, non sente più appartenergli. Ma la drammatica parabola emozionale della famiglia ha il punto finale nella mutazione che subisce l'ultimo dei Karnovski, Jegor, che Singer accompagna nel cammino nel mondo nuovo, che per lui sarà l'America, dove decide di emigrare, quando prende consapevolezza che tutte le sue certezze gli stanno crollando addosso. A cominciare dalle sue convinzioni, inculcategli da uno zio antisemita, che lo portano a odiare gli ebrei e, quindi, sé stesso in una Germania che comincia a capire che il luccichio del nazismo nasconde solo la violenza. Ma anche gli Stati Uniti non danno a Jegor le risposte che cerca e che continuerà a cercare.

Quello che de ''La famiglia Karnovski'' si fa ammirare, oltre al nitore della parola e al clima che fa respirare parlando di ebrei e delle loro tradizioni, è la capacità di Singer di vedere oltre, di capire quel che per altri è oscuro, come il patrimonio di odio che il nazismo si portava dietro. E se si pensa che il romanzo fu pubblicato, per la prima volta, nel 1943 (un anno prima della morte dell'autore), si intuisce la grandezza di Israele Joshua Singer, apprezzato, ma forse molto meno di quanto merita.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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