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Gaza, falliti i negoziati a Doha: gli Usa ritirano il team e accusano Hamas di egoismo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza, falliti i negoziati a Doha: gli Usa ritirano il team e accusano Hamas di egoismo

I negoziati tenuti a Doha tra le delegazioni statunitense, israeliana, qatariota e una rappresentanza indiretta di Hamas si sono conclusi con un nulla di fatto. L'inviato speciale degli Stati Uniti, Steve Witkoff, ha annunciato il fallimento delle trattative, attribuendo la responsabilità alla “posizione egoistica” di Hamas, che – secondo Washington – ha dimostrato di non voler perseguire seriamente la strada del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La frustrazione americana è culminata nella decisione di ritirare l'intero team diplomatico presente in Qatar, un gesto che segna una rottura evidente nelle possibilità di mediazione internazionale. “Dopo l’ultima risposta di Hamas, che mostra chiaramente una mancanza di volontà di arrivare a una tregua, abbiamo deciso di interrompere la nostra presenza negoziale a Doha”, ha dichiarato Witkoff, al termine di un incontro informale che si è svolto in una location singolare: un mega-yacht ormeggiato davanti alla Costa Smeralda, alla presenza di funzionari israeliani e rappresentanti del Qatar.

Gaza, falliti i negoziati a Doha: gli Usa ritirano il team e accusano Hamas di egoismo

L’interruzione del dialogo ha suscitato un’immediata reazione tra gli alleati occidentali. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno annunciato una “chiamata di emergenza” prevista per la giornata di domani, con l’obiettivo di ridefinire una strategia comune sull’emergenza umanitaria in corso. Ma a pesare maggiormente sul quadro geopolitico è stato l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron, che ha ufficializzato l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. Una decisione che, se formalizzata, rappresenterebbe un netto cambio di rotta rispetto alla posizione storica della diplomazia parigina, ponendo la Francia in rotta di collisione con le scelte strategiche di Israele e di una parte dell’alleanza atlantica.

Le parole shock di un ministro israeliano
A gettare ulteriore benzina sul fuoco è arrivata una dichiarazione attribuita al ministro israeliano Amihai Ben-Eliyahu, esponente dell’ala ultranazionalista del governo guidato da Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riportato da Axios e rilanciato da X, l’ex Twitter, Ben-Eliyahu avrebbe affermato: “Tutta la Striscia sarà ebraica. Il governo sta spingendo affinché venga cancellata. Grazie a Dio, stiamo estirpando questo male, la popolazione che si è istruita sul Mein Kampf”. Parole che hanno suscitato sgomento a livello internazionale, soprattutto per il riferimento diretto al testo fondativo del nazismo, evocato in un contesto che richiama lo sterminio e la punizione collettiva.

Il grido delle agenzie e il blackout informativo su Gaza

Nel frattempo, le principali agenzie di stampa internazionali – BBC, AFP, AP e Reuters – hanno lanciato un appello congiunto a Israele, chiedendo che venga consentito l’ingresso dei giornalisti nella Striscia di Gaza. Le fonti denunciano che “la gente a Gaza muore di fame” e parlano di un’emergenza umanitaria ormai fuori controllo, aggravata dal blackout informativo che impedisce alla stampa indipendente di documentare le condizioni della popolazione civile. I cronisti internazionali, in larga parte bloccati da restrizioni militari, denunciano da settimane l’impossibilità di operare sul campo e sollecitano la comunità internazionale a intervenire per garantire trasparenza e accesso umanitario.

Escalation militare e crisi diplomatica
L’escalation militare nella Striscia e il progressivo sgretolarsi della mediazione diplomatica hanno riacceso il timore di un conflitto a lungo termine, con ripercussioni che superano i confini del Medio Oriente. Le relazioni tra Israele e Stati Uniti sembrano mantenere una forma di cooperazione, ma con sfumature sempre più tese. La scelta di ritirare il team da Doha, pur motivata da una presunta intransigenza di Hamas, è anche il segnale di una perdita di controllo da parte di Washington sul processo negoziale. L’Europa, dal canto suo, appare divisa tra tentativi di conciliazione e mosse simboliche come quella annunciata dalla Francia, che rischia di cambiare gli equilibri in seno all’Unione Europea. In questo contesto instabile, la possibilità di una soluzione negoziata sembra sempre più remota, e la popolazione civile palestinese continua a pagare il prezzo più alto di un conflitto senza fine.

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