Un raid israeliano sul campo di Nuseirat ha provocato almeno 43 vittime, tra cui 20 bambini, colpendo un centro di distribuzione dell’acqua. L’IDF, l’esercito israeliano, ha parlato di “un guasto tecnico” che avrebbe determinato l’impatto in una zona civile, ma la spiegazione non placa l’indignazione internazionale. Il nuovo episodio riapre con forza la questione del rispetto delle regole umanitarie e della sicurezza delle infrastrutture civili nella Striscia di Gaza. Le immagini dei corpi dei bambini sollevati dalle macerie hanno rapidamente fatto il giro del mondo, mentre il bilancio delle vittime continua a salire in un conflitto che appare senza fine. Gli operatori delle organizzazioni umanitarie sono al limite, e le forniture essenziali risultano sempre più difficili da distribuire.
Gaza, Netanyahu: “Hamas vuole che ce ne andiamo, ma non lo faremo”
In un discorso trasmesso in serata alla Knesset, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Israele non intende ritirarsi dalla Striscia di Gaza. “Hamas vuole che ce ne andiamo, ma non lo faremo”, ha detto con tono perentorio. Ha quindi accusato l’organizzazione palestinese di usare la popolazione civile come scudo, rendendo sempre più difficile distinguere obiettivi militari da infrastrutture civili. Per Netanyahu, la missione militare non è ancora conclusa e le recenti dichiarazioni dei mediatori non trovano, a suo dire, un riscontro nei fatti: “Hamas si oppone alla proposta negoziale, anche se le condizioni sono migliorative per loro”, ha affermato, lasciando intendere che i contatti diplomatici non stanno producendo risultati.
Witkoff in Qatar: fiducia per una tregua, ma restano ostacoli
Nel frattempo, l’inviato americano David Witkoff ha incontrato i dirigenti del Qatar per discutere le prospettive di un cessate il fuoco. Le fonti diplomatiche parlano di una fase “critica” dei negoziati, con documenti riservati sul tavolo ma nessuna certezza. Secondo quanto trapela da ambienti vicini ai mediatori, una bozza di accordo sarebbe stata condivisa nei giorni scorsi, ma la risposta di Hamas resta negativa su alcuni punti fondamentali, in particolare sulle condizioni del rilascio degli ostaggi e sulle garanzie di sicurezza. Witkoff si è comunque detto “fiducioso che si possa arrivare a un’intesa”, anche se ha ammesso che la pressione militare sul campo rende ogni avanzamento più difficile.
La frattura tra Israele e comunità internazionale
L’ennesimo bombardamento su un centro di distribuzione dell’acqua alimenta la frattura tra il governo israeliano e diverse cancellerie occidentali, che chiedono maggiore prudenza nell’uso della forza. L’ONU ha lanciato un appello per l’apertura di un’inchiesta indipendente sull’attacco a Nuseirat, definendolo “potenzialmente una violazione del diritto internazionale umanitario”. Le organizzazioni non governative attive a Gaza parlano di condizioni ormai insostenibili: mancano acqua, elettricità e medicinali. La posizione americana resta, per ora, di sostegno all’alleato israeliano, ma l’amministrazione Trump ha inviato segnali di crescente impazienza per l’assenza di progressi concreti sul piano diplomatico.
Una crisi senza sbocco: tra guerra militare e impasse diplomatica
Il conflitto nella Striscia di Gaza continua a consumarsi tra raid, controffensive e fallimenti negoziali. La strategia del governo israeliano, sempre più ancorata all’obiettivo di indebolire definitivamente Hamas, si scontra con una realtà territoriale dove la popolazione civile paga il prezzo più alto. Nel frattempo, l’ipotesi di una soluzione politica stabile appare ancora lontana, mentre i mediatori internazionali cercano di salvare l’ultima bozza di tregua negoziata a Doha. La guerra si trascina tra accuse incrociate e un equilibrio sempre più fragile, mentre il rischio di un’escalation regionale resta elevato.