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Incidenti sul lavoro: tre "morti bianche" al giorno, uno schiaffo per il Paese

- di: Redazione
 
Incidenti sul lavoro: tre 'morti bianche' al giorno, uno schiaffo per il Paese
Oramai non ci si fa quasi più caso: le notizie di donne e uomini che muoiono sul posto di lavoro fanno parte della nostra quotidianità. E, al di là dell'orrore che questa assuefazione dovrebbe provocare in ciascuno di noi, resta una ferita per tutta la nazione. Anzi, peggio uno schiaffo per l'Italia che non riesce ad invertire l'inarrestabile procedere delle ''morti bianche'', che troppo bianche non possono essere perché macchiate del sangue di centinaia di persone, ogni anno.

Incidenti sul lavoro: tre "morti bianche" al giorno, uno schiaffo per il Paese

Oggi il primo presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, nella relazione sull'andamento del Giustizia, ha ricordato, parlando davanti a Sergio Mattarella, che ''rimane inaccettabile il numero delle morte bianche, che anche quest'anno ha superato il livello di mille casi, con l'inquietante ritmo di tre morti al giorno''. Un numero che si presta ai titoli giornalistici (neanche noi ci possiamo esimere dall'utilizzarlo) , ma che è un atto d'accusa, per tutti, per chi è direttamente responsabile (come i datori di lavoro) e per chi, preposto ai controlli, non lo fa con la necessaria severità. Sembra la solita abusata storiellina dell'antilope che, al levare del sole, deve cominciare a scappare dal leone. In Italia, all'inizio della giornata, sappiamo già che alla fine tre lavoratori saranno morti, nell'indifferenza generale, a meno che, dietro quel nome, non si nasconda una storia da raccontare, soprattutto se condita di figli rimasti soli. Come se una morte possa meritare maggiore o minore attenzione in base allo stato civile.

Non è cinismo, in nostro, ma la consapevolezza che non si fa il necessario, che tutto viene lasciato all'improvvisazione, quando invece occorrono misure drastiche (e queste ci sono), ma rendendole veramente un deterrente approntando un vero sistema di controlli che prevenga e non intervenga dopo, quando il sangue di qualcuno ha già macchiato un macchinario, un carrello, una lastra. "Siamo di fronte ad una vera e propria strage, continuano ogni giorno a morire persone sul lavoro e questo naturalmente non è più assolutamente accettabile e significa che non si sta agendo sulle ragioni che stanno provocando questa situazione" sono state le parole del segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini. Un commento che diverso non poteva essere, visto che le tematiche sono antiche, quasi storiche, senza che si riesca a trovare una soluzione. Che per Landini dovrebbe essere scontata: ''Bisogna prevenire, serve formazione, rispettare le leggi, serve nel sistema degli appalti rispettare gli accordi, serve colpire le imprese che non rispettano queste regole. Noi stiamo chiedendo e abbiamo fatto delle richieste molto precise al governo di introdurre una patente a punti di impedire alle imprese che non rispettano le regole di lavorare e di partecipare agli appalti".
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