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Il mondo si ferma per Francesco: “Santo subito” il grido di un’umanità in lacrime

- di: Giuseppe Castellini
 
Il mondo si ferma per Francesco: “Santo subito” il grido di un’umanità in lacrime
Una fiumana di popolo, oltre 160 delegazioni ufficiali, 61 capi di Stato e 31 capi di governo, una Piazza San Pietro che sembrava respirare con un solo cuore. Il funerale di Papa Francesco ha riunito il mondo in un’unica, struggente preghiera.
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Quando le campane di San Pietro hanno iniziato a suonare a morto, il mondo ha smesso di correre. Roma, l’Italia, il pianeta intero si sono stretti attorno a Papa Francesco, l’uomo che ha cambiato la Chiesa, l’uomo che aveva scelto la povertà come regola e l’amore come legge. Una fiumana umana, senza confini di razza, religione o provenienza, ha invaso il Vaticano e le strade circostanti, in un’onda di dolore e riconoscenza mai vista prima.
Non era solo un funerale. Era il testamento vivente di ciò che Francesco ha seminato: misericordia, inclusione, coraggio. Laddove il protocollo e la diplomazia solitamente separano, oggi più di 160 delegazioni ufficiali si sono inginocchiate idealmente davanti al feretro semplice di chi aveva parlato al mondo con la forza disarmante della verità.
Dal presidente degli Stati Uniti a quello francese, dal re di Spagna ai sovrani di Belgio e Svezia, fino al principe del Marocco: tutti presenti, tutti attoniti. Nessuno ha voluto mancare. Nessuno ha osato rimanere in disparte. La Cina ha mandato il suo vicepresidente, segno che anche da Pechino era arrivato un segnale di rispetto. Un gesto eloquente: davanti alla grandezza morale, persino le distanze più fredde si sciolgono.
Nel cielo di Roma, attraversato da squarci di sole tra nuvole gravide di pianto, il grido che saliva dalla folla era uno solo, forte, martellante, inarrestabile: “Santo subito!”. Come nel 2005 per Giovanni Paolo II, ma oggi con una coscienza ancora più universale, più intima. Francesco non era solo il Papa dei cattolici: era il pastore degli ultimi, il custode della Casa Comune, il difensore degli invisibili.
Il rito, solenne eppure intimo, è stato presieduto dal cardinale Giovanni Battista Re che con voce rotta ha letto l’omelia: “Francesco ha amato senza misura. Ha costruito ponti dove c’erano muri. Ha dato la sua vita, fino all’ultimo respiro, per annunciare che Dio è amore”. Nessuna frase fatta. Solo la nuda verità di un’esistenza donata.
Le lacrime dei fedeli, giovani e anziani, credenti e non credenti, formavano un unico fiume che sembrava voler trascinare con sé ogni divisione, ogni rancore, ogni paura. “È come se se ne fosse andato nostro padre”, sussurrava una donna argentina stretta a un rosario consunto. “Ci ha insegnato a non avere paura della tenerezza”, diceva un ragazzo con la bandiera della Siria sulle spalle.
Il feretro, dopo il funerale, ha attraversato Roma tra una folla immensa lungo il percorso fino a Santa Maria Maggiore, dove aveva scelto di essere sepolta. Nessuna ostentazione, nessuna concessione alla mondanità. Solo l’essenziale, come lui aveva sempre voluto.
Il mondo si è fermato per Francesco. E nel suo silenzio definitivo, ci ha lasciato una consegna irrevocabile: camminare insieme, come fratelli, su questa terra fragile e meravigliosa.
Oggi, di fronte all’infinito, l’umanità ha chiesto: “Santo subito!”. E il cielo, ne siamo certi, ha già risposto.

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