• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Il Cremlino risponde a Trump: "Parli con Kiev per negoziare la pace"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Cremlino risponde a Trump: 'Parli con Kiev per negoziare la pace'

Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è detto deluso dal comportamento del leader russo Vladimir Putin, hanno provocato una pronta reazione da parte del Cremlino. A rispondere è stato il portavoce Dmitri Peskov, che ha invitato Washington a concentrare i propri sforzi diplomatici sulla parte ucraina, giudicata responsabile del mancato proseguimento dei negoziati. “Molte parole sono state dette – ha dichiarato Peskov – ma speriamo che da parte americana venga esercitata una vera pressione su Kiev affinché torni al tavolo”. La replica russa è arrivata nel consueto stile misurato ma diretto, inserendosi in un contesto geopolitico in cui l'influenza statunitense è ritenuta decisiva per l'evoluzione della guerra in Ucraina.

Il Cremlino risponde a Trump: "Parli con Kiev per negoziare la pace"

La risposta del Cremlino sottolinea un elemento cruciale della strategia russa: attribuire a Kiev la responsabilità del mancato cessate il fuoco e al contempo sollecitare una mediazione statunitense. Secondo Mosca, ogni segnale di supporto politico e militare all’Ucraina da parte dell’Occidente viene interpretato da Zelensky come un incoraggiamento a proseguire il conflitto, piuttosto che un incentivo a una soluzione diplomatica. “Kiev interpreta ogni parola di sostegno come un segnale per continuare la guerra, non per fermarla”, ha affermato Peskov, con riferimento implicito alle posizioni assunte da Trump e dal Congresso americano negli ultimi mesi. Questa lettura si inserisce nella più ampia narrazione russa, che accusa l’Occidente di alimentare un conflitto per procura ai propri confini.

Trump tra diplomazia e frustrazione
Le parole di Trump sulla sua delusione per Putin sorprendono per il tono e il momento. Il presidente americano, che aveva più volte dichiarato la propria capacità di ottenere la pace entro 24 ore dal suo insediamento, sembra ora riconoscere le difficoltà reali nella trattativa. Tuttavia, la posizione della Casa Bianca resta ambigua: se da un lato si rinnova l’impegno a sostenere militarmente Kiev, dall’altro lato si moltiplicano i messaggi rivolti a Mosca affinché riduca l’intensità degli attacchi. La delusione di Trump potrebbe rivelare un impasse anche sul fronte interno: le spinte isolationiste di una parte del Congresso e la pressione dell’opinione pubblica americana sempre meno incline a sostenere un conflitto lontano rischiano di ridurre il margine d’azione dell’amministrazione.

Una diplomazia ferma alle dichiarazioni

La Russia continua a chiedere un dialogo diretto tra Mosca e Washington, ritenendo le autorità ucraine poco autonome e troppo condizionate dalle strategie della NATO. Peskov ha ribadito come il Cremlino consideri possibile una ripresa dei colloqui solo nel caso in cui Kiev riceva indicazioni chiare dagli Stati Uniti. In questo quadro, la diplomazia resta sostanzialmente immobile. Nessun canale ufficiale è stato riattivato dopo il fallimento dei negoziati di Istanbul e i rari contatti di alto livello si limitano a dichiarazioni attraverso i media. Anche l’ultima proposta di mediazione avanzata da alcuni Paesi non allineati non ha trovato terreno fertile né a Mosca né a Washington.

La guerra prosegue e si militarizza il linguaggio
Il linguaggio utilizzato da entrambe le parti mostra un’escalation retorica che accompagna quella militare sul campo. Il Cremlino continua a sottolineare la legittimità delle proprie operazioni, parlando di “denazificazione” e “protezione delle popolazioni russofone”, mentre l’Ucraina definisce ogni attacco un crimine contro l’umanità. In mezzo, le cancellerie occidentali provano a tenere aperti spiragli diplomatici, ma la finestra per una trattativa significativa appare sempre più stretta. L’aspettativa di una soluzione negoziata affidata alla mediazione americana, invocata apertamente da Mosca, sembra oggi più lontana, anche alla luce del fallimento dei corridoi umanitari e della nuova fase offensiva che sta interessando le regioni di Kharkiv e Odessa.

Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720