• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Texas sommerso, l’America conta i morti sotto l’acqua

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Texas sommerso, l’America conta i morti sotto l’acqua

Settantotto morti. Quarantuno dispersi, tra cui dieci ragazze adolescenti. Numeri che non sono più solo bollettini, ma l’elenco crudele di una catastrofe umana che ha colpito il cuore del Texas. Le inondazioni che hanno devastato la contea di Kerr, trascinando via case, persone, ponti e memoria, si abbattono ora come un trauma collettivo sul paese. Il fiume Guadalupe è esondato con una violenza che la memoria locale fatica a ricordare: in poche ore l’acqua ha invaso chilometri di terra, abbattendo ogni resistenza. E ora l’America si sveglia scoprendo di non essere affatto preparata.

Texas sommerso, l’America conta i morti sotto l’acqua

Non è la prima alluvione nel Texas Hill Country, ma è la più letale degli ultimi decenni. I soccorritori scavano ancora nel fango, mentre le famiglie si affollano nei centri di emergenza, appendendo fotografie ai cancelli nella speranza che qualcuno riconosca un volto scomparso. Non è solo un disastro naturale. È il riflesso diretto di una fragilità che si credeva superata. Il cambiamento climatico non è più una previsione: è una realtà in pieno corso, che trasforma ogni pioggia in minaccia e ogni fiume in trappola.

Un territorio fragile e la mancata prevenzione


La contea di Kerr, pur abituata a eventi meteorologici estremi, ha ceduto sotto il peso dell’acqua e dell’impreparazione. Le autorità locali avevano lanciato un’allerta, ma l’intensità delle precipitazioni ha superato ogni previsione. Le strade si sono trasformate in torrenti, intere comunità sono rimaste isolate, senza elettricità né acqua potabile. In alcune zone il livello del fiume è salito di oltre quattro metri in meno di due ore.

L’origine del disastro non è solo atmosferica. È anche politica e infrastrutturale. Da anni si parla della necessità di mettere in sicurezza i bacini fluviali del Texas, di potenziare le reti di drenaggio, di aggiornare le mappe del rischio idraulico. Ma il tempo delle parole non ha mai incontrato quello dei fondi. E ora, nel fango che avvolge le contee più colpite, si legge la storia di un’America che investe troppo in difesa e troppo poco in difese.

Corpi trascinati via, silenzi che gridano

I racconti che arrivano da Kerrville e dagli insediamenti più colpiti sono quelli di una comunità tradita dal cielo e dimenticata dalla burocrazia. Alcuni dei corpi recuperati sono stati trovati a chilometri di distanza dal luogo in cui erano stati visti per l’ultima volta. I più colpiti sono stati gli anziani e le giovani famiglie: chi non aveva mezzi per evacuare, chi ha creduto che fosse solo un’altra pioggia.

La notizia che dieci ragazze risultano ancora disperse scuote il paese più di qualsiasi altra cifra. I loro nomi non sono ancora pubblici, ma l’attesa si fa angoscia. I volontari scavano senza sosta, mentre la Guardia Nazionale è stata attivata per portare rinforzi via elicottero nelle zone irraggiungibili. La pioggia si è fermata, ma il disastro continua. E sotto la superficie dell’acqua che si ritira, resta la paura che il bilancio sia destinato a salire ancora.

Washington osserva, ma il tempo è già scaduto

La Casa Bianca ha espresso cordoglio e promesso aiuti. Ma l’emergenza climatica, come sempre, si misura nei tempi dell’azione. E oggi le sirene che suonano nel Texas risuonano come una domanda rivolta all’intero paese: quanto ancora si può rinviare una strategia nazionale per adattarsi al nuovo clima? Ogni stagione estrema diventa più estrema della precedente. E ogni ritardo si misura in vite.

Papa Leone, da poco salito al soglio pontificio, ha fatto arrivare un messaggio di solidarietà: “L’acqua purifica, ma non deve mai distruggere la dignità dell’uomo”. Parole che arrivano mentre i vescovi del Sud invocano una mobilitazione solidale, e i fedeli trasformano le chiese in rifugi notturni. La risposta civile, come spesso accade, corre più veloce delle istituzioni.

Ma i numeri non bastano a raccontare l’odore di umido nei salotti abbandonati, il pianto dei bambini senza scuola, la rabbia silenziosa di chi ha perso tutto e ora guarda il cielo con diffidenza. Settantotto morti non sono una statistica: sono una nazione che affoga nell’illusione che basti resistere.

Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720