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Trasporti: è crisi per gli aeroporti francesi, nonostante l'aiuto dello Stato

- di: Jean Aroche
 
Trasporti: è crisi per gli aeroporti francesi, nonostante l'aiuto dello Stato
Gli aeroporti francesi, sino a pochi mesi fa un modello di efficienza e redditività, oggi devono fronteggiare una crisi preoccupante che non è solo conseguenza della pandemia e della stretta negli spostamenti delle persone, ma anche delle tematiche legate al clima. E poi ci sono le sempre più forti proteste delle comunità che risiedono a poca distanza dagli scali e che lottano affinché le loro aspirazioni per una maggiore vivibilità non siano frustrate dal crescere del rumore e dell'inquinamento atmosferico.

Francia: è crisi per gli aeroporti nonostante i sostegni statali

Gli aeroporti francesi, da un punto di vista economico, stanno appena cominciando a riprendersi dalla crisi, anche se la pandemia non accenna a calare d'intensità. I dati forniti dalla Direzione generale dell'aviazione commerciale sono impietosi, fotografando una situazione che è sconfortante, per un Paese, come la Francia, che ha nel turismo uno dei pilastri della sua economia. E turisti significano trasporto aereo. Ma lo scorso anno gli aeroporti in territorio francese hanno accolto circa 70 milioni di passeggeri. Un numero che è appena il 39% del totale nel 2019 (180 milioni), l'ultimo anno prima dell'inizio della pandemia.

Allarmanti anche i numeri che riguardano il principale aeroporto francese, il 'De Gaulle' di Roissy (gruppo Aeroporti di Parigi). Lo scorso hanno è stato registrato nei suoi terminal il passaggio di soli 26,2 milioni di passeggeri, ovvero il 34,4% del suo traffico nel 2019. La crisi che si trascina sta pesando sulle finanze dei gestori aeroportuali. Per adempiere ai propri obblighi, Groupe ADP è stata costretta a completare un prestito di 4 miliardi di euro nel dicembre 2021 . Anche per gli aeroporti regionali è tempo di risparmi, soprattutto con l'allontanarsi della fine della crisi.

Quando ancora la fine della crisi pandemica non sembra imminente, gli aeroporti di Francia si trovano a dovere fronteggiare un forte impegno economico, legato al finanziamento dei costi di sicurezza. Ma a questi costi se ne aggiungono altri conseguenza delle rivendicazioni ambientali da parte dei residenti e delle autorità locali. Prima del manifestarsi del Covid-19 gli aeroporti francesi beneficiavano di una crescita annua del traffico dal 5% al 10%. Un aumento che tutti pensavano sarebbe stato costante e, soprattutto, senza fine. Tuttavia, gli aeroporti devono finanziare obiettivi per la sicurezza, un costo che grava sui passeggeri, sotto forma di una tassa aeroportuale. Un prelievo che, però, da due anni a questa parte, causa coronavirus, non porta soldi abbastanza a causa della mancanza di passeggeri.

Il totale del deficit sta aumentando con il passare del tempo e oggi avrebbe già superato i 630 milioni di euro. Lo Stato ha deciso di anticipare oltre 700 milioni, che dovranno essere restituiti a partire dal 2024. Un costo aggiunto che arriva in un momento in cui gli aeroporti dovranno integrare il costo della decarbonizzazione nel loro modello economico, per onorare l'impegno di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030.
La crisi che non si riesce a rivolvere sta incidendo sui programmi e sui progetti per il futuro. Il governo, che nel 2018, aveva cancellato il progetto per lo scalo di Notre-Dame-des-Landes, vicino a Nantes, all'inizio del 2021 ha azzerato quello per un nuovo terminal T4 a Roissy.
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