La nuova proposta commerciale degli Stati Uniti, trasmessa a Bruxelles durante i lavori del Consiglio europeo, ha segnato un ulteriore passo nell’evoluzione delle tensioni economiche tra Washington e l’Unione europea. L’amministrazione Trump ha formulato una controproposta che prevede una soglia minima del 10% sui dazi, accompagnata da un maggiore impegno europeo nell’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) americano e di materie prime considerate strategiche. La richiesta è giunta mentre i capi di Stato e di governo dell’Ue erano riuniti per decidere la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione, rendendo il tempismo della mossa parte di una strategia diplomatica più ampia.
Trump rilancia sui dazi, la Casa Bianca apre al rinvio. Bruxelles valuta le contromosse
Il ricatto commerciale di Washington Secondo quanto filtrato dalle diplomazie europee, la proposta americana non è stata accolta con entusiasmo. Sebbene non venga rifiutata in blocco, i 27 membri dell’Unione restano divisi sull’opportunità di accettare una clausola minima così vincolante. In particolare, la soglia del 10% viene interpretata da alcune capitali come un potenziale freno alla sovranità economica europea. In questo contesto, Friedrich Merz, leader della CDU e figura influente nel Partito popolare europeo, ha dichiarato che se non si giungerà a un accordo equilibrato, “l’Ue è pronta ad adottare contromisure”. Le opzioni sul tavolo includerebbero nuove tariffe sui prodotti americani o una revisione degli accordi sugli scambi energetici.
Dalla Cina all’India, la strategia globale di Trump
A margine del negoziato con Bruxelles, il presidente Donald Trump ha dichiarato di essere prossimo a siglare “un’altra importante intesa”, verosimilmente con l’India. L’annuncio, seppur privo di dettagli, rafforza la linea multilaterale adottata dal tycoon per ridisegnare l’architettura del commercio globale secondo interessi strategici statunitensi. Inoltre, Trump ha parlato esplicitamente di un accordo “già chiuso” con la Cina, senza chiarire se si tratti di una ridefinizione degli scambi o di un’intesa più ampia, forse collegata anche a materie prime e tecnologia. La sua dichiarazione, se confermata, segna una svolta rispetto agli anni di contrapposizione tra Washington e Pechino e potrebbe riaccendere tensioni all’interno del blocco occidentale.
Pressioni energetiche e materie critiche
Uno dei cardini della proposta americana è la richiesta che l’Unione europea aumenti sensibilmente l’acquisto di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Questo punto viene considerato strategico sia per sostenere il settore energetico statunitense, sia per contenere la dipendenza europea da altre fonti, in particolare da Russia e paesi del Golfo. In parallelo, Washington chiede una maggiore apertura sul fronte delle cosiddette materie critiche, ovvero quei materiali indispensabili per la transizione tecnologica e verde (come litio, terre rare e cobalto), su cui gli Stati Uniti cercano di consolidare un’egemonia commerciale.
Mercati in attesa e primi riflessi
Nel frattempo, i mercati asiatici hanno registrato un’apertura incerta. Le borse si sono mostrate caute di fronte all’ennesimo scossone nello scenario globale, mentre i prezzi del petrolio sono tornati a salire, segnale che le tensioni geopolitiche e commerciali continuano ad avere un impatto diretto sulle aspettative di crescita e approvvigionamento. A Wall Street e Francoforte si attende con attenzione l’evoluzione delle prossime ore, in particolare se l’Ue risponderà formalmente all’offerta statunitense.
Una risposta europea ancora incerta
Il Consiglio europeo ha evitato di prendere una posizione immediata e unitaria sulla proposta americana. Al momento, la presidenza belga del Consiglio ha dichiarato che “la questione sarà approfondita nelle prossime settimane” e che ogni decisione verrà presa “alla luce delle condizioni complessive offerte dagli Stati Uniti”. I Paesi baltici e l’Italia sembrano più aperti alla proposta, mentre Francia e Germania mantengono una posizione attendista, chiedendo ulteriori chiarimenti sul perimetro delle misure richieste da Washington. In gioco c’è non solo il destino dei dazi e delle forniture energetiche, ma anche la capacità dell’Ue di presentarsi come blocco coeso di fronte a una strategia americana sempre più assertiva e multilivello.