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Kiev rompe con Ottawa: sì alle mine antiuomo, la guerra cambia codice. Zelensky: “È una decisione necessaria”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Kiev rompe con Ottawa: sì alle mine antiuomo, la guerra cambia codice. Zelensky: “È una decisione necessaria”

L’Ucraina si sfila dalla Convenzione di Ottawa e autorizza l’uso delle mine antiuomo. Il messaggio, affidato alle parole del presidente Volodymyr Zelensky, arriva mentre Mosca intensifica la pressione militare sul fronte orientale. Più di 500 tra droni e missili hanno colpito diverse regioni del Paese, da Kiev a Odessa. Il Cremlino utilizza anche bombardieri a lungo raggio. E Kiev reagisce scegliendo un atto dal forte impatto politico. “È stata una decisione difficile ma necessaria”, spiega Zelensky, rilanciando l’idea che la difesa dell’integrità nazionale giustifichi anche il superamento di vincoli internazionali precedenti. Il fronte del diritto internazionale, già provato, si incrina ulteriormente.

Kiev rompe con Ottawa: sì alle mine antiuomo, la guerra cambia codice. Zelensky: “È una decisione necessaria”

La Convenzione di Ottawa, firmata nel 1997, vieta l’uso, la produzione e il trasferimento delle mine antiuomo. Il suo valore è tanto tecnico quanto simbolico: rappresenta una delle poche intese multilaterali sopravvissute a decenni di crisi geopolitiche. Il ritiro dell’Ucraina rompe questo equilibrio. E segna una frattura nella narrazione che aveva accompagnato la resistenza ucraina fin dai primi mesi dell’invasione russa: quella di una lotta per la democrazia fondata anche sul rispetto delle regole. Ora il conflitto entra in una fase nuova. Più spigolosa. Meno regolata. E più vicina ai codici della guerra totale.

Mine sul campo, pressione su Zelensky
La scelta di Kiev è anche una risposta alla pressione crescente sul fronte interno. L’ultima ondata di attacchi russi ha aumentato il nervosismo nella capitale. Le difese aeree reggono, ma la capacità offensiva è sotto stress. L’uso delle mine – arma semplice, diffusa, a basso costo – serve a rallentare l’avanzata nemica e difendere le linee più vulnerabili. Ma apre anche a nuove critiche, soprattutto da parte di alcune organizzazioni umanitarie e di quei Paesi europei che avevano sostenuto l’Ucraina proprio per il suo rispetto delle convenzioni internazionali. Zelensky, di fatto, accetta un logoramento della sua immagine globale in cambio di un vantaggio tattico sul terreno.

Un attacco russo senza precedenti
Il raid russo delle ultime ore è tra i più intensi dall’inizio dell’invasione. Più di 500 tra droni Shahed e missili da crociera hanno colpito simultaneamente diverse zone del Paese. L’obiettivo è chiaro: mettere sotto pressione la popolazione civile e le infrastrutture critiche, logorare la resistenza e spingere Kiev a scelte radicali. Il ritiro dalla Convenzione di Ottawa si colloca esattamente dentro questo schema: non è solo una mossa militare, ma un cambio di paradigma. Per il Cremlino è una vittoria indiretta. Perché spinge l’Ucraina a muoversi sullo stesso terreno opaco in cui si muove la Russia: quello dell’eccezione permanente.

Il rischio di un effetto domino
La decisione di Kiev rischia di produrre un effetto domino. Altri Stati in zona di conflitto potrebbero rimettere in discussione i trattati internazionali firmati negli anni Novanta e Duemila. Il multilateralismo, già messo alla prova dalla guerra in Medio Oriente e dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti, perde un altro pezzo. La tenuta delle grandi convenzioni – da quelle sul disarmo a quelle sui diritti umani – appare sempre più fragile. L’uscita dell’Ucraina potrebbe riaprire la strada a una nuova stagione di armamenti nascosti e guerre a bassa intensità non più vincolate da limiti formali.

Una mossa che divide l’Occidente
La rottura con Ottawa ha anche un effetto collaterale: spacca il fronte occidentale. Alcuni Paesi – in primis Stati Uniti e Regno Unito – hanno già segnalato comprensione per la scelta ucraina, ritenendola un atto coerente con la necessità di autodifesa. Altri – in particolare i Paesi del Nord Europa e parte delle istituzioni Ue – faticano a digerire l’uscita dal trattato. E temono che si perda il vantaggio reputazionale costruito in questi due anni di guerra. Zelensky, fino a oggi figura centrale della diplomazia multilaterale, ora si muove con maggiore libertà ma anche con meno protezione.

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