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Putin di fronte a scelte cruciali: il Cremlino valuta la proposta di tregua con Kiev

- di: Jole Rosati
 
Putin di fronte a scelte cruciali: il Cremlino valuta la proposta di tregua con Kiev
La Russia esprime cautela mentre si intensificano le pressioni internazionali per un cessate il fuoco.

L’incontro di Gedda ha aperto una nuova finestra diplomatica sulla guerra in Ucraina, ma la risposta della Russia si fa attendere. Vladimir Putin (foto) si trova ora davanti a una decisione cruciale: accettare una tregua di 30 giorni e avviare colloqui con Kiev, come proposto dagli Stati Uniti e accettato da Volodymyr Zelenskyy, o proseguire l’offensiva militare per consolidare i guadagni territoriali. La prudenza del Cremlino, tuttavia, suggerisce che il leader russo stia valutando attentamente le conseguenze politiche e strategiche di ogni mossa.

Il nodo delle condizioni russe
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha ribadito che Mosca non ha mai escluso i negoziati, ma ha sottolineato che qualsiasi accordo dovrà tenere conto delle “cause originarie” del conflitto. Tra queste, spicca la volontà di Kiev di aderire alla NATO, una prospettiva che Mosca considera inaccettabile. Lavrov ha inoltre ricordato che le condizioni russe restano quelle già enunciate da Putin lo scorso giugno: la rinuncia di Kiev all’Alleanza Atlantica e la cessione delle quattro regioni attualmente sotto il controllo russo, in parte o del tutto occupate.
“Non possiamo ignorare le cause alla base del conflitto se vogliamo una pace duratura”, ha dichiarato Lavrov in una conferenza stampa congiunta con il segretario generale dell’OSCE, Feridun Sinirlioglu.Siamo pronti a discutere la questione ucraina con tutti coloro che sono genuinamente interessati ad offrire assistenza”.

La reazione ucraina e le condizioni di Zelenskyy
Se Mosca prende tempo, Kiev ha invece accolto la proposta statunitense con un’apertura condizionata. Volodymyr Zelenskyy ha dichiarato che accetterà un cessate il fuoco temporaneo solo se gli Stati Uniti ripristineranno immediatamente l’invio di aiuti militari e di intelligence.
“Non possiamo fermarci senza garanzie reali. La nostra difesa dipende dal supporto internazionale e dalla capacità di proteggere i nostri territori”, ha affermato Zelenskyy in un’intervista alla CNN. 
Il governo ucraino teme infatti che una pausa nei combattimenti possa avvantaggiare Mosca, permettendole di riorganizzare le proprie truppe e consolidare le linee del fronte. Inoltre, l’esecutivo di Kiev chiede l’inserimento di clausole che garantiscano la restituzione dei territori occupati come parte di un accordo di pace definitivo.

Il ruolo degli Stati Uniti e la possibile telefonata Trump-Putin
A dare ulteriore peso alla trattativa è la possibilità di un colloquio diretto tra Putin e Donald Trump, che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe avvenire già entro la settimana. Trump ha spesso espresso il desiderio di mediare tra le due parti per porre fine al conflitto. “Credo che potremo trovare un accordo equo per entrambi”, ha dichiarato in una recente intervista a Fox News.

L’Europa e la proposta di forze di pace
La Francia ha rilanciato l’idea di una missione di pace europea in Ucraina, ma la proposta di Emmanuel Macron è stata accolta con scetticismo a Mosca. “Non accetteremo mai forze di pace europee sul nostro territorio o nei territori che consideriamo russi”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un’intervista a Reuters.
L’Unione Europea, invece, appare divisa sulla questione.

La guerra continua
Nonostante i tentativi diplomatici, il conflitto continua senza sosta. Le forze russe hanno annunciato di aver riconquistato 12 villaggi nella regione di Kursk e più di 100 chilometri quadrati di territorio. Inoltre, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le truppe del gruppo Sud hanno preso il controllo dell’insediamento di Gorky, nella regione di Donetsk.
Dall’altro lato, l’Ucraina ha lanciato un massiccio attacco con droni sul territorio russo, con oltre 330 UAV diretti verso obiettivi strategici. Secondo le autorità russe, 90 di questi droni hanno colpito la regione di Mosca, causando tre vittime. “Gli attacchi ucraini non favoriscono il dialogo e rischiano di compromettere gli sforzi diplomatici”, ha commentato Peskov.

Uno stallo o un punto di svolta?
La comunità internazionale osserva con apprensione gli sviluppi di queste ore. Il Cremlino sembra intenzionato a ottenere garanzie concrete prima di accettare qualsiasi tregua, mentre Kiev non vuole accettare condizioni che implichino cessioni territoriali definitive.
Le prossime giornate saranno cruciali: se il dialogo tra Mosca e Washington si concretizzerà in una base di negoziato, potremmo assistere a un allentamento della tensione. In caso contrario, la guerra rischia di entrare in una nuova fase di escalation, con conseguenze imprevedibili per l’intero scacchiere geopolitico

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