Il colosso automobilistico Stellantis ha registrato nel primo trimestre 2025 una flessione dei ricavi netti del 14% rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi a 35,8 miliardi di euro. Il calo è attribuito principalmente alla diminuzione dei volumi di consegna e a condizioni di mercato meno favorevoli, che hanno inciso sui prezzi di vendita. La società, nata dalla fusione tra FCA e PSA, ammette le difficoltà in uno scenario internazionale segnato da instabilità politica, aumento dei costi di produzione e incertezza normativa.
Automotive in affanno: Stellantis perde il 14% dei ricavi, Volkswagen crolla con -41% di utili
Nella comunicazione ufficiale ai mercati, il gruppo ha evidenziato come le vendite siano state penalizzate dalla contrazione della domanda nei principali mercati europei, dalla fine degli incentivi all’acquisto nei segmenti elettrici e da una crescente pressione concorrenziale, soprattutto in Asia. Anche il Nord America ha mostrato segnali di debolezza, con risultati sotto le attese sia per Jeep che per RAM.
Sospesa la guidance per il 2025: troppa incertezza sulle tariffe
Un altro segnale preoccupante è la decisione, comunicata contestualmente ai dati trimestrali, di sospendere la guidance finanziaria per l’intero 2025. La casa automobilistica, guidata da Carlos Tavares, ha spiegato che le previsioni annuali vengono congelate a causa delle “incertezze legate alla geopolitica e alle misure tariffarie in discussione”, soprattutto nei confronti di veicoli importati dalla Cina.
Bruxelles sta infatti valutando dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi, accusate di concorrenza sleale, e il contesto commerciale tra Stati Uniti e Pechino resta teso. Stellantis teme ripercussioni a catena sulle filiere produttive globali, che coinvolgono anche fornitori europei e americani. “In questa fase – spiega la nota – riteniamo prudente non confermare gli obiettivi di margine e flusso di cassa precedentemente indicati”.
Volkswagen crolla del 41%: profitti in picchiata, penalizzato il segmento elettrico
Ancora più drastico il bilancio del primo trimestre per Volkswagen, che ha annunciato un crollo degli utili netti del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il gruppo tedesco, secondo le anticipazioni fornite dal consiglio di amministrazione, soffre in particolare per il rallentamento nella divisione elettrica, dove la domanda è diminuita sensibilmente a causa del taglio degli incentivi governativi in Germania e Francia.
Il CEO Oliver Blume ha ammesso che “il mercato sta attraversando una fase di transizione più lunga del previsto” e che il piano di elettrificazione va rimodulato “con maggiore attenzione alla redditività”. Tra le cause del calo dei profitti anche l’aumento dei costi energetici, la rigidità del sistema produttivo europeo e la pressione salariale nei principali stabilimenti del gruppo.
Mercato in trasformazione, ma la transizione energetica rallenta
La performance negativa dei due principali gruppi europei evidenzia una crisi più ampia del settore automobilistico, colto in una fase di profondo cambiamento. La spinta verso l’elettrico, promossa dalle normative UE e dalla sensibilità ambientale dei consumatori, ha generato inizialmente un boom di vendite. Tuttavia, l’aumento dei costi, la fine dei bonus e la concorrenza dei produttori asiatici stanno ridimensionando le aspettative.
Molti acquirenti restano titubanti davanti a un’offerta ancora poco omogenea, a infrastrutture di ricarica insufficienti e a costi d’ingresso elevati. L’inflazione, inoltre, ha ridotto la propensione alla spesa per beni durevoli, e il credito al consumo risulta più difficile da ottenere rispetto a un anno fa.
Sindacati e fornitori preoccupati: “A rischio posti di lavoro”
La flessione dei conti ha già messo in allarme i sindacati, in particolare in Italia, Francia e Germania, dove Stellantis e Volkswagen impiegano decine di migliaia di lavoratori. Le federazioni metalmeccaniche chiedono ai vertici aziendali garanzie sui livelli occupazionali e un piano chiaro per evitare tagli e delocalizzazioni. Anche l’indotto, fatto di piccole e medie imprese legate alle catene di montaggio, rischia di subire contraccolpi pesanti.
Le associazioni di categoria invocano interventi pubblici per sostenere l’innovazione e accompagnare le imprese nella transizione ecologica, senza sacrificare la competitività industriale europea. Il governo italiano, tramite il ministro delle Imprese Adolfo Urso, ha annunciato un confronto con Stellantis nelle prossime settimane per fare il punto su investimenti, produzione e occupazione.