Tenuta Montauto è un nome che evoca confini. Non solo perché sorge in quel lembo di Maremma che si allunga verso il Lazio, tra Capalbio e la valle del Fiora, ma anche perché è uno di quei progetti che sfida i confini stessi del mercato del vino. Un’azienda agricola che, da sempre, ha scelto una strada diversa, più impervia ma più fedele alla propria visione: produrre vino artigianale, autentico, destinato non a fare volume, ma a creare relazioni.
Il coraggio della coerenza: la scelta di Tenuta Montauto raccontata da Riccardo Lepri
Lo sa bene Riccardo Lepri, che guida l’azienda con passione e rigore. Figlio di una famiglia da generazioni legata a questa terra, Lepri ha fatto del rispetto del terroir e della coerenza commerciale i due pilastri fondamentali del suo lavoro. E li ha messi nero su bianco in un messaggio che ha colpito il cuore di ristoratori, enotecari e appassionati.
È successo a Grosseto, città vicina e familiare. Alcune bottiglie di vino firmate Tenuta Montauto sono comparse sugli scaffali di un supermercato. Una notizia che ha spiazzato la proprietà, che non ha mai ceduto alla tentazione della grande distribuzione. A raccontarlo è proprio Riccardo Lepri in un messaggio diffuso nei giorni scorsi: «Non è stato per mano nostra, né con il nostro consenso. E sì, ci ha colto di sorpresa». Lepri spiega che la filosofia dell’azienda non è fondata su snobismi o presunzioni di superiorità, ma su una precisa idea di filiera corta, di trasparenza e di valorizzazione del lavoro di chi il vino lo racconta. Per questo, una volta scoperta la presenza sugli scaffali, la scelta è stata una sola: ritirare tutte le bottiglie, affrontando una spesa superiore ai 5.000 euro. Un gesto che avrebbe potuto scoraggiare molti, in tempi di crisi economica e incertezze di mercato. Ma che per Lepri era necessario: «Per coerenza. Per rispetto del lavoro che facciamo ogni giorno. Ma soprattutto, per rispetto del lavoro che voi fate ogni giorno, portando i nostri vini nei calici delle persone, con parole, gesti e passione».
Una comunità che si riconosce nei valori condivisi
Il tono della lettera di Riccardo Lepri è intimo, grato, fermo. Parla direttamente a chi lavora al fianco dell’azienda: ristoratori, sommelier, enotecari, appassionati veri. Parla a quella comunità che ha scelto di sostenere un vino nato dalla terra, e non dal marketing. «Grazie di cuore a chi ci ha avvisato. A chi si è accorto, si è fermato un attimo, e ci ha chiamato. In un mondo che corre, ci avete ricordato quanto conti la relazione vera», scrive Lepri. Un ringraziamento che va ben oltre l’episodio e che racconta una rete di fiducia costruita nel tempo, giorno dopo giorno, con bottiglia dopo bottiglia. È anche questo il senso più profondo della viticoltura artigianale: non solo produrre un buon vino, ma creare relazioni solide e durature con chi lo sceglie e lo racconta.
Un’eccellenza premiata in Italia e nel mondo
Tenuta Montauto non è nuova ai riconoscimenti. I suoi vini, in particolare i bianchi, hanno ottenuto premi significativi dalle più autorevoli guide e riviste internazionali. Il Sauvignon “Gessaia” ha conquistato i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, attestandosi come uno dei migliori sauvignon d’Italia, capace di esprimere mineralità, freschezza e profondità. Sempre il “Gessaia” è stato inserito da Wine Enthusiast tra le etichette più interessanti della nuova viticoltura italiana, e più volte selezionato da Decanter per la sua eleganza austera e la sua originalità. Anche il Vermentino “Enos I” ha ricevuto la chiocciola di Slow Wine, che premia non solo la qualità del prodotto, ma la coerenza produttiva, il rispetto del territorio, l’identità stilistica. Tenuta Montauto è dunque parte di quel ristretto novero di aziende che rappresentano l’eccellenza toscana fuori dai canoni più battuti, capace di parlare al mondo attraverso la lingua della terra.
Un’identità che non si piega alle logiche del mercato
Il messaggio pubblicato da Lepri ha avuto un’eco significativa nel mondo del vino. Non solo perché è raro che un produttore rinunci consapevolmente a un canale di vendita potenzialmente redditizio, ma perché lo fa rivendicando valori che troppo spesso vengono sacrificati in nome della competitività. E invece Tenuta Montauto ha scelto la strada della coerenza, della fedeltà a se stessa. Anche a costo di rimetterci. Anche a costo di andare controcorrente. È una scelta identitaria, culturale prima ancora che commerciale. «Noi non vendiamo nella grande distribuzione – scrive Lepri – non perché ci sentiamo migliori, ma perché crediamo in un’altra idea di vino: artigianale, autentico, fatto con cura e pensato per arrivare a voi solo attraverso mani che sanno raccontarlo».
Andare avanti insieme, nella stessa direzione
Non c’è retorica nelle parole di Riccardo Lepri. C’è invece un profondo senso di responsabilità e una visione chiara del proprio posto nel mondo del vino. Una visione che oggi ha ancora più valore, perché testimonia che si può scegliere la qualità senza cedere alla scorciatoia del volume. Che si può difendere un’identità senza urlare, ma con gesti concreti. E che si può essere piccoli produttori, ma grandi interpreti di un territorio. «Andiamo avanti così, insieme, sulla strada che abbiamo scelto. Fatta di qualità, coerenza e legami umani», conclude Lepri. È un invito, ma anche una dichiarazione di intenti. E per chi ama davvero il vino, non è difficile accoglierlo.