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L’Opinione / L’America di Trump?: un déjà vu, è uguale a quella degli anni Venti

- di: Giuseppe Castellini
 
L’Opinione / L’America di Trump?: un déjà vu, è uguale a quella degli anni Venti

Un’interpretazione originale ma molto reale e documentata di Alessandro De Nicola, presidente della Adam Smith Society.

Durante una delle puntate di Economia in Quark, curate dall'Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica di Milano, Alessandro De Nicola (foto), presidente della Adam Smith Society, ha evidenziato sorprendenti parallelismi tra le politiche di Donald Trump e quelle degli anni '20 del secolo scorso.


Un modello politico che si ripete
Quando parliamo di Trump – afferma Alessandro De Nicola – tutti analizziamo l’impatto delle sue politiche, che lui stesso definisce disruptive. Eppure, è incredibile notare come queste scelte ricalchino quelle adottate negli anni ’20 del secolo scorso.”
Un esempio evidente è quello dell’immigrazione. “Molti pensano che negli anni ’20 ci fossero grandi ondate migratorie verso gli Stati Uniti. In realtà – spiega De Nicola – dal 1917 venne introdotto un test di alfabetizzazione per gli ingressi, seguito da quote annuali molto restrittive nel 1921 e ulteriormente ridotte nel 1924 a 150.000 ingressi annui. Rispetto alla situazione precedente alla Prima Guerra Mondiale, si trattò di un crollo drammatico.”

Isolazionismo e protezionismo: un ritorno al passato
Secondo De Nicola, un altro aspetto preoccupante è l’isolazionismo. “Negli anni ‘20 gli Stati Uniti rifiutarono di entrare nella Società delle Nazioni, proposta dal presidente Woodrow Wilson. Una politica di chiusura simile si osserva oggi, con Trump che predica il disimpegno dagli affari internazionali.”
Anche il protezionismo trova un chiaro precedente storico. “Negli anni ‘20, dopo un periodo di riduzione delle tariffe sotto Wilson, i successivi presidenti repubblicani le alzarono progressivamente, culminando con il disastroso inasprimento del 1929 da parte di Hoover. Il protezionismo – sottolinea De Nicola – fu una delle cause che aggravarono la Grande Depressione.”

Tagli fiscali e innovazione: la crescita prima del crollo
Un punto di contatto positivo tra i due decenni è il taglio delle tasse. “Negli anni ‘20 – afferma De Nicola – dopo l’aumento delle imposte dovuto alla guerra, i governi repubblicani le abbassarono, stimolando una crescita economica straordinaria.” Tuttavia, questo boom fu sostenuto soprattutto dall’innovazione tecnologica: elettricità, petrolio e aviazione furono i motori di un decennio di espansione.
“Curiosamente, il decennio in cui l’estrazione di petrolio negli Stati Uniti aumentò di più fu proprio quello degli anni ‘20. Drill, baby, drill! come direbbe Trump oggi.”

Crimine e repressione: un ciclo che si ripete

Anche la criminalità mostra somiglianze sorprendenti. “Gli anni ’20 furono il decennio del proibizionismo e della crescita esplosiva delle gang criminali. Solo a Chicago si contavano oltre 1300 bande. La risposta? Una repressione sempre più forte, culminata nel 1925 con la nomina di Edgar Hoover a capo dell’FBI."

Tutto cambia per non cambiare?
Secondo De Nicola, la storia sembra ripetersi. “L’indebolimento dei sindacati, la concentrazione industriale e l’accentramento economico degli anni ‘20 assomigliano molto alle tendenze attuali. Le prime 100 aziende controllavano allora una fetta di mercato maggiore alla fine del decennio rispetto all’inizio, e oggi sta accadendo lo stesso.”
Queste politiche portarono a dieci anni di grande prosperità, ma anche alla crisi del 1929. Il protezionismo, in particolare, fu una scelta disastrosa. Ognuno può decidere quali di queste politiche siano sagge da ripetere e quali no”, conclude De Nicola.
E riguardo al futuro? “Meglio tenere d’occhio la borsa nel 2028…” ironizza.

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