I timori di una crisi economica globale fanno crollare i listini, con il Nasdaq che brucia oltre 1.000 miliardi di dollari. Tesla e Big Tech affondano, mentre gli investitori temono una recessione imminente.
(Foto: operatori a Wall Street)
Un crollo senza precedenti
Lunedì 10 marzo 2025 sarà ricordato come una delle peggiori giornate della storia recente di Wall Street. La borsa statunitense ha chiuso con perdite drammatiche, in un clima di panico innescato dalle tensioni commerciali e dalla prospettiva di un rallentamento economico. Il Dow Jones ha perso il 2,08%, il Nasdaq è crollato del 4%, bruciando oltre 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, mentre lo S&P 500 ha chiuso in ribasso del 2,7%.
La seduta si è aperta con un sell-off aggressivo, con gli investitori in fuga dopo l’inasprirsi della politica tariffaria dell’amministrazione Trump. Le nuove tariffe su prodotti agricoli e tecnologici importati dalla Cina, insieme alla minaccia del governo dell’Ontario di tagliare la fornitura di elettricità a tre stati americani, hanno alimentato il timore di una guerra commerciale senza esclusione di colpi.
Big Tech in caduta libera
Le aziende tecnologiche, che negli ultimi anni hanno trainato il mercato, sono state le più colpite. Tesla ha registrato un tracollo del 15,43%, con gli investitori sempre più scettici sulla strategia di Elon Musk. Il crollo delle vendite in Cina e le continue distrazioni del miliardario con il suo impegno politico hanno contribuito a una perdita record di valore.
Le altre aziende delle “Magnifiche 7” non sono state risparmiate. Nvidia, Apple, Meta, Alphabet e Amazon hanno chiuso con perdite superiori al 5%, mentre Microsoft ha limitato i danni al -3,5%. Il tracollo di queste aziende ha avuto un effetto domino su tutto il mercato, trascinando al ribasso anche il settore finanziario, con Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley che hanno perso oltre il 4%.
L’incubo recessione
Le paure degli investitori si concentrano sempre più sulla possibilità di una recessione negli Stati Uniti. La Federal Reserve di Atlanta ha stimato una contrazione del PIL del 2,4% nel primo trimestre, la peggiore performance economica dall’era Covid. Gli economisti di JPMorgan hanno alzato la probabilità di una recessione nel 2025 al 40%, mentre Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la previsione dal 15% al 20%.
“Vediamo un rischio materiale che gli Stati Uniti scivolino in recessione quest’anno in seguito alle radicali politiche commerciali dell’amministrazione”, hanno dichiarato gli analisti di JPMorgan in una nota.
Anche Morgan Stanley ha lanciato l’allarme, rivedendo al ribasso le previsioni di crescita e al rialzo le aspettative di inflazione. Un mix pericoloso che potrebbe portare a una fase di stagflazione, ossia una combinazione di bassa crescita economica e alta inflazione.
Trump minimizza, ma gli investitori restano scettici
Di fronte all’ondata di panico sui mercati, il presidente Donald Trump ha tentato di rassicurare l’opinione pubblica, pur senza escludere apertamente il rischio di una recessione. “Detesto prevedere queste cose. C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande. Stiamo riportando ricchezza in America. È una cosa importante” ha dichiarato Trump in una conferenza stampa alla Casa Bianca.
Tuttavia, le sue parole non hanno convinto gli investitori, che continuano a temere una brusca frenata dell’economia. Il segretario al Commercio Howard Lutnick ha cercato di calmare i mercati, affermando: “Non ci sarà alcuna recessione”. Ma il tonfo di Wall Street racconta una storia diversa.
Bitcoin e petrolio in forte calo
La giornata nera dei mercati non ha risparmiato neppure il Bitcoin, che è scivolato sotto la soglia degli 80.000 dollari, ai minimi dallo scorso novembre. Anche il prezzo del petrolio ha subito una battuta d’arresto, con il WTI in calo dell’1,51% a 66,03 dollari al barile.
Gli analisti guardano con preoccupazione alla prossima mossa della Federal Reserve, che potrebbe trovarsi costretta a intervenire con nuovi tagli ai tassi di interesse per sostenere l’economia. Ma il margine di manovra è limitato, soprattutto con l’inflazione che resta un nodo irrisolto.
Il futuro resta incerto
Lunedì 10 marzo 2025 sarà ricordato come il giorno in cui Wall Street ha perso fiducia nella stabilità economica americana. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se si tratta di un tracollo momentaneo o dell’inizio di una fase recessiva più ampia.
Gli investitori restano in attesa di segnali chiari da parte dell’amministrazione e della Fed, ma l’incertezza regna sovrana. La guerra commerciale inasprita e il rallentamento dell’economia globale potrebbero rendere il 2025 un anno difficile per i mercati finanziari e per l’economia statunitense nel suo complesso.