Boston Scientific Italia, Laura Gillio Meina ne svela i "segreti"

- di: Germana Loizzi
 

Boston Scientific è da oltre 35 anni tra le aziende leader nella produzione di dispositivi medici per procedure minimamente invasive, settore che, grazie all’innovazione scientifica e tecnologica, offre un’alternativa alla chirurgia tradizionale e a interventi in genere più traumatici per il paziente.
Fondata nel 1979 da John Abele e Pete Nicholson, Boston Scientific Corporation ha il proprio quartier generale a Marlborough (Massachussets, USA), sedi distaccate a Parigi e Singapore e una presenza commerciale in 125 Paesi, 50 dei quali in Europa. 
I numeri danno la dimensione e il profilo della Società che rientra nelle prime 15 ai vertici del mercato  globale dei dispositivi medici perseguendo crescita e sviluppo, sia ampliando e diversificando il portafoglio prodotti, sia attraverso acquisizioni di Aziende di alto profilo, con specifiche competenze in ambito biomedicale: fatturato circa 10 miliardi di US $; circa 25 milioni di pazienti trattati nel mondo; circa 30mila dipendenti; 36 mila Ospedali forniti in tutto il mondo, principali siti tecnologici in Minnesota, California, Irlanda, Costa Rica , 13 stabilimenti di produzione (3 in Europa ) e 4 Institute  for Advancing Science, centri di formazione medico-scientifica all’avanguardia in Francia, Germania, Italia e Polonia.
Nel 2017, Boston Scientific Corporation ha investito 997 milioni di US $ in Ricerca e Sviluppo per i propri dispositivi (l’11% del fatturato), ha all’attivo oltre 19.000 brevetti e più di 6000 in corso di definizione.
I settori nei quali opera prevalentemente sono: Aritmologia ed Elettrofisiologia, Cardiologia interventistica e Strutturale, Interventistica periferica; Endoscopia; Urologia e cura del pavimento pelvico, Neuromodulazione.
In Italia, Boston Scientific, che ha il proprio quartier generale a Milano, ha registrato nel 2017 un fatturato di 221 milioni di Euro che corrisponde a circa il 2,4% del fatturato mondiale e a circa il 12,3% di quello europeo. I dipendenti sono 325, il 48% costituito da donne, molte delle quali in posizioni manageriali. L’azienda fornisce circa 630 ospedali in Italia. Le divisioni a maggior fatturato sono Aritmologia ed Elettrofisiologia, Cardiologia Interventistica e Strutturale.

Abbiamo intervistato la nuova Country Leader di Boston Scentific Italia, Laura Gillio Meina.

Boston opera in un settore ad alto tasso di innovazione e di tecnologie avanzate che richiedono un investimento importante in risorse e sviluppo. Guardando l’Italia all’interno del contesto Europeo crede che sia un paese adeguato per aziende che operano in questo ambito?
L’Italia è un Paese che ha le giuste caratteristiche per lavorare e utilizzare l’innovazione. Forse non è pronto al 100%, e non in tutte le aree riusciamo a utilizzare l’innovazione nello stesso modo, però ci sono sicuramente dei centri di eccellenza all’avanguardia e ci sono tutti i presupposti affinché l’Italia diventi il fiore all’occhiello dell’Europa in materia di innovazione. Soprattutto in fatto di sanità, tutta l’innovazione che viene immessa sul mercato ha la marcatura CE; quindi è testata e pronta ad essere utilizzata: l’Italia dispone di  ottimi Centri, con i quali collaboriamo stabilmente. L’innovazione genera risparmio per la collettività, e tutto ciò significa anche meno ricoveri per i pazienti. Sappiamo infatti che la popolazione invecchia ed il budget per curarsi è sempre più ridotto; per questo l’unica cosa che ci può salvare è l’innovazione.

I medical device contribuiscono alla riduzione dei costi ospedalieri ma è riconosciuto che il loro costo è ragguardevole. Come pensa sia possibile, nel contesto sanitario italiano in cui i tagli sono lineari e spesso a discapito della qualità terapeutica, continuare a offrire cure appropriate ed efficaci per tutelare la salute delle persone e garantire, nel contempo, la sostenibilità economica del sistema senza disincentivare le imprese medtech a investire per lo sviluppo di nuove tecnologie?
Un esempio concreto, in fatto di innovazione e sostenibilità della stessa, viene proprio da Boston Scientific, che ha sviluppato un defibrillatore, allo stesso costo degli altri disponibili sul mercato, dotato però di una batteria che ha una durata doppia rispetto alle altre. Il vantaggio immediato è duplice: per il paziente prima di tutto, il quale non deve sottoporsi a ricoveri multipli per sostituire il dispositivo medico  negli anni successivi,  e per l’intero sistema sanitario che ne beneficia di conseguenza. Molto spesso, purtroppo, l’innovazione non viene valutata, e di conseguenza non viene neppure valorizzata ed è su questo aspetto che bisogna lavorare. Le aziende lavorano tantissimo per progredire, perché bisogna sempre fornire soluzioni adeguate al momento storico, ma le soluzioni stesse devono essere riconosciute e valorizzate in quanto generano beneficio per tutti. Il nuovo Codice Appalti da questo punto di vista ci potrà aiutare, in quanto apre - finalmente - alla possibilità di valutare i device lungo tutto il loro ciclo di vita e non solo in base al prezzo o alla qualità. I devices sono necessari, guardando al solo prezzo di acquisto possono sembrare ,forse, cari, ma bisogna considerare l’intero ciclo di vita. Oggi, per fortuna, grazie all’innovazione  proponiamo delle soluzioni che qualche decennio fa sembravano veramente impensabili. 

Quali sono le relazioni che Boston ha costruito con i professionisti del settore healthcare? Ci dica ad esempio di più della piattaforma EDUCARE.  A chi è rivolta? Come funziona?
Boston ha investito tantissimo nella formazione e nell’innovazione, due aspetti che vanno a braccetto. Senza formazione non si utilizza al meglio l’innovazione. Due anni fa abbiamo aperto l’Institute for Advancing Science a Milano ed è stato un grosso successo, in quanto ce ne sono solo quattro in tutta Europa. Nel 2017, primo anno di apertura dell’Institute, Boston ha formato circa 960 medici e ben 500 dipendenti, attraverso corsi di formazione a 360 gradi, dalla teoria fino all’applicazione in sala operatoria.  Abbiamo investito in tantissime aree di terapia e l’Institute ci permette di offrire dei corsi modulari, con simulatori che consentono di “sperimentare in prima persona” le innovazioni e le caratteristiche tecniche di un nuovo prodotto. Abbiamo, inoltre, la possibilità di collegarci in qualsiasi momento con alcuni centri di eccellenza per seguire in diretta un’operazione in sala operatoria grazie alle nostre telecamere, con un esperto che  illustra  tutte le fasi dell’intervento.
I corsi, è bene sottolinearlo, sono tutti in lingua italiana e questo non è un dettaglio da sottovalutare. Il personale medico è di altissimo livello, quindi portare innovazione e contemporaneamente insegnare tutto questo in italiano è solo un beneficio per il nostro Paese.
EDUCARE sta evolvendo con noi e non potevamo non lanciare anche una piattaforma digitale: in questo modo possiamo raggiungere più figure professionali possibili e chi è impossibilitato a seguire i corsi di formazione di persona può farlo comodamente online.

Rimanendo nell’ambito delle partnership ci potrebbe spiegare meglio il programma Advantics™, quali sono gli obiettivi e le sinergie ottenute da questo programma?
Boston ha sempre offerto prodotti di alto livello, ma ora il sistema sta cambiando e di conseguenza anche noi dobbiamo evolverci per rispondere al meglio ad ogni esigenza. Advantics™ è una delle risposte: si è passati dalla fornitura di singoli dispositivi a quella di pacchetti integrati di consulenza, prodotti e servizi  per permettere agli ospedali di lavorare al meglio. A beneficiarne, anche in questo ambito, sono tutti, personale, ospedale e pazienti. La tecnologia avanzata favorisce il paziente ma al tempo stesso deve essere sostenibile. Questo nuovo sistema permette di decidere e definire, insieme alle amministrazioni degli ospedali, le soluzioni migliori per le stesse strutture ospedaliere, dalla ottimizzazione delle sale, dei magazzini, fino al controllo totale della spesa.

Una domanda sulla disparità di accesso alle prestazioni mediche di alta tecnologia nelle diverse regioni italiane. Qual è lo scenario e come si può far fronte ad esso?
Siamo 20 regioni ed è vero purtroppo che non tutte siamo allo stesso livello, non solo nella sanità. Purtroppo assistiamo spesso al fenomeno della mobilità sanitaria da una Regione all’altra alla ricerca delle migliori  cure. L’Italia può e deve cercare di muoversi verso una sanità che non sia così frammentata, ma che garantisca equità di accesso e cura in tutto il Paese. In linea generale, a volte la mancata valorizzazione delle soluzioni terapeutiche disponibili deriva da una non approfondita conoscenza del mercato e questo genera diversità di accesso in funzione della realtà considerata. Anche qui il Nuovo Codice degli Appalti ci viene in qualche modo in aiuto, evidenziando la strategicità della consultazione preliminare del mercato. Viene infatti valorizzato il dialogo tecnico, in un contesto nel quale fornitori e Pubblica Amministrazione possono confrontarsi al fine di ottimizzare le modalità e le procedure di gara prima della pubblicazione dei relativi bandi, in modo costruttivo e trasparente, finalizzato all’ottimizzazione e alla maggiore efficienza del sistema, in definitiva a favore della tutela della salute e dei pazienti.

Nella sua carriera ha ricoperto molti ruoli tra questi quello di director nell’ambito cardiovascolare per l’Italia, la Spagna e il Portogallo. In questo ruolo è stata artefice dell’inserimento di nuovi prodotti come Watchman™, Synergy™ e grazie alla recente acquisizione di Symetis dei sistemi valvolari aortici. Come vengono recepite nel mercato italiano queste nuove tecnologie avanzate? Quali sono le difficoltà nel lancio del prodotto? Quali sono, se ci sono, le differenze con gli altri mercati?
In ambito cardiologico, alcuni ospedali sono più attrezzati rispetto ad altri nel recepire ed utilizzare nuove tecnologie come Watchman™ e Acurate™ (Symetis). Abbiamo un sistema che si basa in quasi tutta Italia su gare che durano due, tre o quattro anni. Bisognerebbe pensare ad un sistema che in presenza di nuove soluzioni terapeutiche (una nuova valvola o un nuovo device ad esempio) durante una gara, consenta di non aspettare quattro anni, con il rischio che tali soluzioni diventino obsolete. Occorre, quindi, avere un sistema più flessibile, non solo per la cardiologia ma per tutti gli altri ambiti. E’ questa la difficoltà maggiore rispetto ad altri Paesi, come Spagna e Portogallo, nei quali le gare sono più corte e durano meno (un anno, massimo due). Le gare sono pesanti da affrontare, anche economicamente, per un Ospedale e per una Regione, ma il sistema dovrebbe essere comunque più snello per permettere l’accesso al mercato dell’innovazione anche in corso di validità di una gara, attraverso percorsi paralleli dedicati Molto spesso manca questo dialogo che permetterebbe di introdurre nuove tecnologie, dando alle Regioni il tempo di recepirle e al paziente di beneficiarne.

Considerando la vastità e diversificazione dei prodotti Boston e le continue acquisizioni avvenute nei recenti anni che arricchiscono ancora di più l’offerta del colosso di Marlborough, non ultima quella di Augmenix (azienda che sviluppa SpaceOAR System, una terapia volta a ridurre gli effetti collaterali nei pazienti sottoposti a radioterapia per il cancro alla prostata) avvenuta ad inizio mese, quali sono gli obiettivi strategici su cui la compagnia sta lavorando nei prossimi anni?
È vero; negli ultimi anni le acquisizioni sono aumentate e sono state  sempre più importanti. Il tutto perché si vuole considerare il paziente nel suo insieme e un’Azienda che si proponga come un vero partner per gli ospedali deve offrire più servizi possibili e un portfolio ampio di trattamenti. Boston nasce nel mondo cardiovascolare (pacemaker, defibrillatori, stent, ecc.) e negli ultimi anni ha ampliato  i suoi orizzonti. È un mondo che si è allargato e ci sono continue acquisizioni in ogni area terapeutica. Non offriamo solo un prodotto ma - soprattutto - delle soluzioni che abbraccino il paziente a tutto tondo, come - ad esempio - abbiamo fatto con Sentinel™, unico dispositivo che -  nel momento in cui si impianta una valvola transfemorale -ripara i detriti che possono disperdersi nel corso dell’operazione. Sono tutti sistemi che aiutano a preservare il più possibile la buona salute del paziente. Poniamo anche grande attenzione alle start-up che portano idee fresche e che una grande azienda deve riuscire a tramutare in prodotti utilizzabili.

Boston ha una attenzione particolare a garantire una parità di genere tra i suoi impiegati e il fatto che lei sia stata insignita di questa carica di AD ne è un segnale. La Diversityinclusion, rappresenta un fattore di crescita aziendale. Che cosa ci può dire a riguardo? Le sembra che In Italia si stia muovendo qualcosa in tal senso?Boston da questo punto di vista è molto all’avanguardia. Siamo più di 330 dipendenti in Italia e il 48% sono donne, quindi direi che siamo un’azienda molto aperta e attenta ai valori. L’Italia sotto questo aspetto presenta luci e ombre, tante donne lavorano, ma man mano che saliamo nelle cariche istituzionali importanti purtroppo si vedono ancora pochissime figure femminili in ruoli di rilievo. Si cominciano comunque a vedere dei passi sostanziali, ma niente si fa in una notte.

Laureata in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, Laura Gillio Meina è il nuovo Country Leader di Boston Scientific Italia.

In omaggio alla politica dell’alternanza, da tempo consolidata nella multinazionale USA, Laura Gillio Meina succede a Raffaele Stefanelli che ha guidato per ben 5 anni la filiale italiana di Boston Scientific. Una scelta che risponde a una precisa politica di valorizzazione dei talenti, in un’azienda nella quale la metà dei dipendenti è di sesso femminile, con molte donne in posizioni manageriali.
In Boston Scientific dal 2010, Laura Gillio Meina ha ricoperto diversi incarichi di vertice, sia in ambito cardiovascolare che come Key Account Director; dal 2012 - nel ruolo di Interventional Cardiology and Structural Heart Business Unit Director Southern Europe - è responsabile del mercato della cardiologia - storico core business dell’Azienda - in Italia, Spagna e Portogallo. In questa posizione, alla guida di un team di 100 collaboratori (vendite, marketing, agenti e distributori), ha ampliato in modo significativo la presenza di Boston Scientific nei tre Paesi, facendo registrare a Boston Scientific Italia, nel 2016, una crescita del settore cardio del +16% rispetto al 2014. 

Fra le innovazioni tecnologiche più rilevanti che Laura Gillio Meina ha introdotto in Italia, Spagna, Portogallo, basti ricordare Watchman™, il dispositivo per la chiusura dell’auricola sinistra del cuore, riconosciuto dalla comunità medica come una delle soluzioni terapeutiche più innovative per la prevenzione dell’ictus; oppure Synergy™, stent coronarico con polimero riassorbibile a rilascio di Everolimus, evoluzione dei dispositivi tradizionali e – attualmente - l’unico stent coronarico con polimero bioassorbibile approvato dalla FDA (Food Drug Administration) o, ancora, i sistemi valvolari aortici tra i quali Acurate™ (dalla recente acquisizione di Symetis), dispositivi di ultima generazione per la sostituzione della valvola disfunzionale che semplificano in misura significativa la procedura di impianto, grazie a innovativi metodi di rilascio e posizionamento.

Sposata, due figlie, Laura Gillio Meina risiede a Ivrea; prima di approdare in Boston Scientific ha maturato una solida esperienza in campo biomedicale nel Gruppo Sorin, occupandosi di Marketing e Ricerca & Sviluppo. 
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli