L’arte del dissenso accende il weekend

- di: Samantha De Martin
 
Una cappella delle meraviglie che riappare dopo quasi duecento anni nel cuore di Roma, non molto distante dalla chiesa per la quale fu realizzata da un Annibale Carracci maturo. Un’artista dissidente russa che, per la prima volta in Italia, porta all’interno del Museo di Santa Giulia, a Brescia, la voce dei dimenticati. Questo e tanto altro nel weekend dell’arte alle porte.

A Brescia Victoria Lomasko

Fino all’8 gennaio il Museo di Santa Giulia ospita la prima personale in Italia dell’artista dissidente russa Victoria Lomasko, considerata dalla critica come la più importante artista sociale grafica russa. The Last Soviet Artist - questo il titolo della mostra a cura di Elettra Stamboulis - ideata appositamente per gli spazi di Brescia, invita il pubblico ad apprezzare un’ampia produzione dell'artista che fa del disegno uno strumento di cronaca e di resistenza. Durante la sua residenza in città, nei due mesi che l’hanno vista ospite in residenza presso la Fondazione Brescia Musei, Lomasko ha realizzato lavori site-specific, cinque pannelli di grandi dimensioni ideati appositamente negli atelier del complesso museale di Santa Giulia. Grazie alla ricerca artistica di Lomasko è possibile ricostruire in maniera dettagliata la storia sociale e politica della Russia dal 2011 a oggi, dalle manifestazioni anti Putin, che l'artista ha disegnato dal vivo, alle rappresentazioni della Russia dei dimenticati e degli emarginati, soggetti da sempre al centro della sua arte.

A Bologna l’arte controcorrente, da Banksy a TvBoy

Gli enfants terribles dell’arte si danno appuntamento a Palazzo Albergati. Fino al 7 maggio la mostra Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente affida a 60 opere - alcune delle storie più trasgressive della public art italiana e internazionale - il compito di cucire un dialogo tra Banksy e altri influenti colleghi italiani del momento. Preparatevi a sfidare l’ironia tagliente di opere note della street art come le conosciutissime Girl with Baloon e Bomb Love di Banksy, o ancora la serie dei baci e a quella degli eroi di TvBoy, e poi Obey, in mostra con il manifesto Hope - realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama - o Laika che accoglie il pubblico con il suo Not this “game”. Un percorso in quattro sezioni invita il pubblico a orientarsi tra i lavori di Jago e le tematiche affrontate da Banksy come il terrorismo, il bullismo, i crimini di guerra, la crisi economica, e ad affezionarsi alle sue figure dense di disincantato umorismo.

Roma riscopre la Cappella Herrera

Nei primi anni del Seicento il banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera affidò ad Annibale Carracci l’incarico di ideare l'intero ciclo dedicato al santo francescano Diego di Alcalá all’interno della cappella di famiglia, nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona. Ma nel 1605 una grave malattia costrinse l’artista ad affidarne l'esecuzione a Francesco Albani e a un piccolo gruppo di collaboratori, tra i quali Domenichino, Giovanni Lanfranco e Sisto Badalocchio. Purtroppo, quasi due secoli dopo, la cappella Herrera fu smantellata e nel 1830 gli affreschi furono staccati, trasferiti su tela e portati prima nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli per poi raggiungere la Spagna, divisi tra il Museo del Prado a Madrid e l’Accademia Reale Catalana di Belle Arti di Sant Jordi di Barcellona. Fino al 5 febbraio, a Palazzo Barberini, la mostra Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera ricostruisce fedelmente la cappella delle meraviglie, frutto di un prezioso lavoro a più mani, con i suoi affreschi collocati esattamente nella posizione che avevano in origine, invitando il pubblico ad apprezzare la sua struttura originaria. La mostra a cura di Andrés Úbeda de los Cobos, vicedirettore del Museo del Prado, e organizzata con il Museo Nacional del Prado e il Museu Nacional d’Art de Catalunya, accoglie anche una selezione di disegni, una Veduta di Roma di Gaspar van Wittel, che rappresenta Piazza Navona e la originaria facciata della chiesa di San Giacomo.

Il vetro protagonista alla Cappella di Sansevero

La leggerezza del vetro incontra i virtuosismi del Barocco. Fino al 16 gennaio al Museo Cappella Sansevero due opere dell’artista veneziano Mauro Bonaventura dialogano con le Macchine anatomiche custodite nel gioiello barocco ideato da Raimondo di Sangro VII principe di Sansevero. Nella cavea sotterranea della Cappella Sansevero, Mauro Bonaventura, approdato nel mondo dell’arte vetraria muranese negli anni Ottanta, espone per la prima volta a Napoli, le installazioni dei suoi corpi vitrei. La complessa sagoma policroma dell’Homo erectus, affianca Flying, figura sospesa che ricorda il Tuffatore di Paestum. Poco distanti sono le due Macchine anatomiche, frutto degli interessi scientifici del principe di Sansevero e del medico palermitano Giuseppe Salerno che le realizzò alla metà del Settecento. All’intrico dei vasi sanguigni delle Macchine anatomiche replica il reticolo che compone le grandi figure umane dello scultore del vetro. Un omaggio al Principe di Sansevero, alla sua personalità poliedrica e al suo amore per ogni genere di sperimentazione compreso l’utilizzo del vetro. Dopo nove anni di esperienza in una fornace tradizionale, l’artista veneziano resta affascinato dal vetro a lume, una tecnica che si esegue seduti a un tavolo. Le canne di vetro policromo di Murano vengono scaldate e modellate attraverso la fiamma che esce da un cannello metallico collegato a una bombola che emette gas e ossigeno.

Nella foto: Gli Apostoli intorno al sepolcro vuoto, Affresco trasportato su tela, Museo Nacional de Arte de Cataluña. Depósito de la Real Academia de Bellas Artes de Sant Jordi
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